Seconda serata di Rota in festival a S. Severino
Annamaria Noia
La compagnia teatrale “Art in progress”, proveniente da Roma, ha portato in scena il giorno 8 novembre a S. Severino (Centro Sociale) “Ch@tTiamo?”, una commedia brillante e che comunque ha fatto riflettere tutti riguardo il mondo virtuale e spesso sconosciuto, ma anche falso e insidioso, della comunicazione di oggi, appunto – come nell’eloquente e intelligente titolo – le chat line. Ciò per quanto riguarda la rassegna-concorso di drammaturgia “Rota in festival”, proposto con tanto entusiasmo e con perizia, emozione e volitiva determinazione da parte della Compagnia Stabile “Città di Mercato S. Severino”, rappresentata degnamente da alcuni “epigoni”, quale il regista e attore Alfonso Capuano, direttore artistico della kermesse; Renata Rodio, presidente dell’associazione teatrale e compagnia stabile; Vincenzo Albano, presidente del Forum della Gioventù sanseverinese e altri.Ricordiamo che il concorso (rivolto ai giovani gruppi, agli artisti emergenti e alla nuova drammaturgia) è alla terza edizione, e che verranno premiate dalla giuria, una commissione ad hoc composta da intellettuali, professori ed esperti nel campo della cultura, le categorie di miglior regia, migliore attore e migliore attrice oltre alla migliore compagnia. Il tutto nella serata conclusiva della manifestazione, che chiuderà degnamente i suoi battenti il giorno 30 novembre, sempre presso il Centro Sociale della cittadina con la cerimonia di premiazione, durante la quale verrà assegnato il trofeo per la migliore compagnia, che gli organizzatori non vogliono per il momento illustrare, e le targhe della Uilt (Unione italiana libero teatro) per le altre categorie succitate.Tornando a noi, la compagnia “Art in progress”, che è stata vincitrice nel 2008 del premio “Miglior spettacolo” al Festival “Schegge d’autore”, ha rappresentato una piece comica, intelligente, vivace, piena di verve, scritta e diretta da Teresa Cordaro. Gli attori? Per la cronaca erano: Claudia Romito, Simone Siverino, Simone Perinelli, Daniele Fabbri, Giuseppe Artale, Francesca Cortellini. Lo spettacolo, incentrato sul mondo della comunicazione elettronica, simulacro di quella reale ma artificiale e artificiosa, trasformava in allegra commedia degli equivoci la anche profonda riflessione sulla comunicazione, sul comunicare, che tanto ha fatto riempire pagine e pagine di volumi e tomi universitari da parte di massmediologi ma ancora molto prima già oggetto di studio attento da parte di sociologi, insegnanti di materie letterarie e scienze umane, esperti di costumi, giornalisti e quanti altri si riconoscessero nell’aurea mediocritas della categoria di “esperti di scienze della comunicazione” (ad esempio Umberto Eco o altri intellettuali o presunti, sedicenti tali…).L’effervescenza dei giovani autori ed attori, protagonisti della magica serata, non ha impedito di far pensare alla doppia identità che si cela dietro un mondo tutto a sé, bello, lustro, scintillante, quale è il mondo delle chat, con la “sorpresa” che Internet ha offerto a Elèna, non Elena, una ragazza single e romantica, che vorrebbe coltivare “dal vivo” una relazione con chi le scrive in chat, ma che scopre nell’invitare a casa sua contemporaneamente quattro uomini conosciuti al computer dei tipi pieni di tic e manie, totalmente diversi da come si proponevano in chat, con fisime, che sembrano nevrotici, mammoni, insicuri. Risate a non finire per una piece le cui note di regia battono sul tasto della doppia identità, su “una comunicazione priva di comunicazione”, “riempita di mille parole, ma svuotata di emozioni”.“Un mondo dove tutti esistono, ma nessuno vive.” Le note si concludono con un “Meglio riderci su”, ma la materia è seria, soprattutto per i “professoroni”, i “guru” della comunicazione succitati (Eco e altri, come Roland Barthes).Ma nella realtà (quale realtà?) succede sempre che le amicizie e gli amori virtuali nascano così “spontaneamente” e così falsamente, subdolamente? Ai posteri l’ardua sentenza, ma nell’occasione lo scottante tema è stato “alleviato” dal tono di leggerezza della commedia, ove “personaggi buffi e bizzarri, maniaci e narcisisti, timidi e violenti prenderanno [hanno preso] “vita” (?) in questa esilarante, sottile e satirica commedia brillante.”Gli intrecci e i colpi di scena, come le entrate e uscite dei personaggi, hanno contribuito ad una comicità sia di personaggio che di situazione, nella rete globale delle relazioni false e fredde (ma sarà poi vero?) attraverso il Pc. Nella situazione comica particolarmente sopra le righe (nel senso culturale) accanto all’uomo timido e allo stesso tempo violento e schizofrenico, cioè Ugo, si ritrovano Jack, il belloccio, il bambolotto, superficiale e presuntuoso, tuttavia virile e comunque egoista; Guglielmo, attaccato alle gonnelle della madre, insicuro, parossistico, pieno di timori, il contrario di Jack, che è o sembra sicuro di sé; Piermarino, ben caricato come personaggio, che è il tecnico del computer alla fine della rappresentazione chiude la serata con le sue crisi epilettiche dovute al troppo tempo trascorso dinanzi al video, che è sicuramente un pregiudizio di chi è “apocalittico” e non “integrato” (come diceva Umberto Eco) cioè di chi non è capace di usare il computer nei confronti di chi passa il tempo solo alla tastiera, ma nel contempo è vero.