Carlo Acutis, devoto degli angeli come San Domenico Savio
a cura di don Marcello Stanzione
Ai nostri recenti giorni, molto devoto agli angeli ed al loro Principe Michele, è stato il giovanissimo Carlo Acutis (1991-2006), morto, ad appena 15 anni di età a causa di una leucemia fulminante, in concetto di santità perché ha offerto la sua vita per il papa e per la Chiesa. Nato a Londra il 13 maggio 1991 da Andrea e Antonia Salzano, entrambi ricchissimi, che si trovavano nella capitale inglese perché lavoravano nel mondo dell’alta finanza, dopo qualche mese rientra con la sua famiglia a Milano. Molto intelligente, ma non secchione, era particolarmente portato verso l’informatica, tanto che sia i suoi amici che gli adulti lo consideravano un genio in questo campo. A soli sette anni riceve la prima comunione nel monastero delle Romite di S. Ambrogio ad Nemus, di Perego, e da allora sempre più alimenta un grande amore al Santissimo Sacramento dell’Altare. frequente le scuole della elite benestante di Milano, le elementari e le medie presso le suore Martelline ed il liceo Classico Leone XIII gestito dalla Compagnia di Gesù. Carlo è affettuoso, vuole molto bene ai suoi nonni ed ai suoi genitori, pur essendo ricco non fa assolutamente mai sentire sugli altri alcun complesso di superiorità dovuto alla sua estrazione sociale ma è estremamente alla mano ed affabile con tutti, iniziando dai domestici di casa fino ai mendicanti lungo la strada. Ha un temperamento di base socievole ed attira facilmente le simpatie altrui per la sua gentilezza e bontà. Viene educato in ambienti profondamente cristiani, ma è lui che sceglie liberamente di seguire Cristo e di vivere da ragazzo cattolico, andando controcorrente contro la mentalità di oggi che è corrotta. E’ fondamentale per Carlo accostarsi quotidianamente all’Eucarestia, in particolare si comunica tutti i primi venerdì del mese. Ogni giorno recita il santo rosario in onore della Vergine. I suoi compagni sono concordi nell’affermare che Carlo è stato un vero annunciatore di Gesù e testimone del Vangelo spesso parla del rischio di potersi perdere con il peccato mortale nella dannazione eterna.La mamma di Carlo, la signora Antonia, nel 2004,in occasione di un pellegrinaggio al santuario Mariano di Pompei,fa una piccola deviazione e porta il figlio a pregare sulla tomba di san Pio a san Giovanni Rotondo. Lì incontrarono un tassista che era stato figlio spirituale di padre Pio; egli racconta a Carlo che il santo cappuccino di solito gli chiedeva di portare certe persone che erano vessate dal demonio direttamente al santuario di san Michele al Gargano,perché “solo in quel luogo-diceva padre Pio- è possibile che ottengano la guarigione dell’anima e del corpo”, Carlo Acutis chiede subito alla madre di portarlo a visitare questo santuario e grande è la meraviglia di Carlo nel vedere che questo non è esteso all’esterno ma è dentro una profondissima grotta. Una delle guide del santuario gli spiegò che la profondità della grotta sta ad indicare che quanti vengono a visitare tale santuario consacrato all’Arcangelo, devono fare un cammino interiore molto profondo per purificarsi dai peccati e poter così risalire guariti. La mamma ricorda che Carlo cominciò la discesa della scalinata che porta alla grotta con grande emozione. Carlo rimase profondamente impressionato da quel luogo sacro e da quel momento prese l’abitudine di recitare la Corona Angelica, o Rosario di san Michele, dedicata ai nove cori degli angeli. Carlo in questo suo amore agli angeli imitò San Domenico Savio ( 1842-1857), una volta sua sorella Raimonda, cadde in uno stagno, Domenico si tuffò subito nell’acqua pur non sapendo nuotare. “Dove hai preso tanta forza? –gli avevano chiesto alcuni ammiratori del suo gesto – Non ero solo- aveva risposto sereno il ragazzo- io reggevo Raimonda, ma a sorreggere me c’era l’Angelo Custode”. Un’altra volta il sole di Luglio infiammava la campagna di caldo afoso, e i contadini avevano sospeso il lavoro. Un agricoltore, vedendo passare il Santo adolescente gli chiese:” Non hai paura di andartene tutto solo per queste strade deserte?”. “Non sono solo”, rispose San Domenico Savio. “Non vedo nessuno con te”. “Voi non vedete nessuno, eppure c’è: è il mio Angelo Custode”.