I Comuni a sostegno delle spese socio-sanitarie
Disciplinare il sistema di compartecipazione è fondamentale per condividere una linea comune tra sociale e sanitario e recuperare percorsi di appropriatezza nell’offerta dei servizi sociosanitari che vanno dall’assistenza domiciliare al trasporto sociale, dalle prestazioni riabilitative all’assistenza educativa per minori.I Comuni, generalmente, per determinare la compartecipazione considerano l’ISEE – indicatore situazione economica equivalente – dell’intero nucleo familiare e non solo quello della persona che fruisce della prestazione. L’interpretazione dei Comuni è duramente contestata dalle Associazioni che tutelano le persone anziane, disabili e malate o in situazione di grave disagio poiché ritengono che l’interpretazione dei comuni contrasti con la norma del Decreto Legislativo 109/1998 (così come modificato dal Decreto Legislativo 130/2000) che sancisce – per i disabili gravi – il principio del riferimento alla situazione economica del solo assistito (articolo 3, comma 2 ter).“L’Anffas Onlus di Salerno – spiega il Presidente dell’Associazione dei familiari dei disabili intellettivi e relazionali, Salvatore Parisi – ritiene, peraltro, che in ogni caso in cui sia prevista la compartecipazione al costo dei servizi da parte delle famiglie, anche in base all’ISEE, la stessa debba avere sempre natura simbolica e quindi fissata in misura ridotta e sostenibile per la famiglia stessa, altrimenti non si tratterebbe appunto di una compartecipazione, bensì del mero camuffamento del pagamento di una prestazione”. Secondo Parisi, inoltre, la compartecipazione dovrà essere commisurata all’I.S.E.E. familiare, secondo i criteri previsti dal Decreto Legislativo 109/98 con un’unica sostanziale eccezione: non si deve tener conto della situazione economica dell’ intero nucleo familiare, bensì di quella del solo assistito (D. Lgs. 109/98 all’art. 3 comma 2 ter.) quando le prestazioni sopra menzionate sono fruite da persone con disabilità già in possesso della certificazione di “handicap grave” ex art. 3 comma III, Legge n. 104/92. Una norma, peraltro fatta propria dalla Regione Campania. Di qui, l’appello all’adozione di regolamenti equi e giusti lanciato dal Presidente dell’Associazione che già nello scorso 26 novembre, nel corso di un convegno organizzato proprio dall’Anffas di Salerno presso il Comune di Salerno, aveva sollecitato azioni concrete in questo senso.“I ricorsi ai tribunali amministrativi sono sempre più numerosi – spiega il Presidente dell’Anffas-Onlus di Salerno, Salvatore Parisi. La sede nazionale dell’Anffas, legittimata ad agire in giudizio dalla Legge 67/2006 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazione), ha ottenuto, ad esempio, dal TAR di Catania l’annullamento del regolamento dei comuni del distretto socio – sanitario di Siracusa costituendo un importante storico precedente. Nel caso di Salerno e della sua provincia i regolamenti sono ancora lettera morta”.