Fecondazione assistita, tra testimonianza e denuncia
L’autrice di origine romana, Cristina Zuppa nel suo libro-diario di bordo “Il mio ginecologo è nato il 17 marzo” edito da Mammeonline racconta con chiarezza, spontaneità, sofferenza mista ad attimi di autoironia, l’esperienza della fecondazione assistita.Sin dalle prime pagine l’autrice apre al lettore la sua anima mettendo a nudo la sua complicata fragilità, i suoi pensieri. Scorrevole la lettura come il linguaggio, che affina le paure, i sogni, gli incubi e le sue riflessioni. Dal racconto del suo legame di coppia che scompare e ricompare da una pagina all’altra, all’iniziale traumatico impatto con la scoperta della sua sterilità. Il desiderio profondo di maternità che contrasta con la difficoltà a concepire, la spinge ad avere un figlio a tutti costi, e sceglie di provare con la cura della procreazione assistita. Comincia così, per lei, un faticoso e doloroso percorso di vita del tutto nuovo da affrontare, del tutto imprevisto: iniezioni, interventi, terapie e la sua lotta per evitare l’approvazione della legge 40. Un percorso fisico che diventa al contempo interiore. In questa parte della sua vita, che lei stessa sente come non unica, non la più importante, non l’ultima, muore e risorge come una fenice. Proprio come se fosse lei a venire al mondo per la prima volta, Cristina Zuppa si riprende la sua vita, si riprende il suo corpo, si riprende la sua anima. Davanti a lei si aprono le porte di un giorno nuovo.
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