Michele Ingenito “Orizzonti di mezzanotte” Gutenberg, 2005

Matilde De Pasquale

Critico letterario

Ordinario di Lingua e Letteratura Tedesca e Letterature Comparate

Università di Roma “La Sapienza” e “San Pio V”

 Il romanzo si presenta, ingannevolmente, come un thriller di grande attualità, i cui protagonisti sono, come del resto nella tradizione sia dei grandi romanzi ottocenteschi che nel genere noir o giallo che dir si voglia, il bene e il male nella loro lotta infinita. Il male è rappresentato dal protagonista Ahmed, figura in cui l’Autore non ha risparmiato durezza nel ritrarre i tratti di un carattere spietato, votato all’odio in nome di una frustrazione infantile e di un’ideologia esasperata nelle sue conseguenze, anche se in parte giustificabile per errori commessi da quello che dovrebbe essere il bene, il mondo occidentale e in particolare gli USA.Al principio del male tuttavia l’Autore non contrappone un altrettanto netto personaggio che possa rappresentare il bene assoluto ma, e qui è il fascino più autentico di tutto il romanzo, la natura, la natura incantata della costiera amalfitana che, nonostante gli abusi e gli stupri dell’uomo, con il suo mare i suoi pescatori i suoi canti riafferma prepotentemente l’alternativa, l’unica in cui anche l’orrore della morte violenta è rifiutato, restituito all’uomo, alle sue inchieste, alle sue comunque fallaci ideologie.In una scrittura di grande agilità, la narrazione ci coinvolge in un viaggio attraverso mondi geograficamente e culturalmente lontani, da Berlino a Damasco, da Sofia a Il Cairo, dagli accampamenti misteriosi e arcani delle cellule terroriste al glamour delle ambasciate.Anche il panorama umano è estremamente variegato, ogni personaggio ha la sua precisa e approfondita rappresentazione tipologica e psicologica a un tempo, al terrorista fanatico e idealista Ahmed si affianca il disgraziato e vigliacco traditore Abdullah, alla raffinata e inquietante Rania la semplice innamorata Virginia. A due personaggi, l’americano O’Cronnolly agente della CIA e al Siriano Alì, l’Autore affida il compito difficile e arduo dialetticamente di presentare l’alternativa della collaborazione tra spiriti giusti per combattere il male.Il personaggio di Alì, vittima predestinata a un sacrificio inutile, è, a mio parere,  l’unico nel panorama della lotta terroristica che ci commuove e si fa amare. Raffinato intellettuale, irrisolto nella sua duplice natura di siriano ed americano, omossessuale, antiviolento per scelta, sa dare voce consapevole ai valori condivisi di ambedue le culture, rimanendo coerente, fino alla sua misera morte, ai principi affermati nei diritti dell’uomo.Difficile scegliere nell’intrigo narrativo una sola trama, una sola storia. Il romanzo infatti porta avanti tante storie che si incontrano, a volte, per convogliarsi nel filone centrale, altre per un breve momento, arricchendo il quadro di un’umanità sconvolta da conflitti che non si possono risolvere con l’intervento del singolo. Anche l’agente della CIA, che dovrebbe rappresentare la vittoria del bene sul male, rimane poi succube del principio di violenza e sopraffazione, sfogando il suo odio da bravo yankee.Come ho già detto, tuttavia,  all’efferatezza si oppone costante l’idillio della natura, le descrizioni della costiera presentata nei particolari che solo ad un suo nativo possono essere noti, con l’amore e la venerazione di un amante segreto che ne accarezza ogni curva, ogni angolo più nascosto. Ed è la costiera che, sia pure per breve attimi, riesce a distogliere Ahmed dai suoi ossessivi pensieri.Quali sono gli orizzonti di mezzanotte? Difficile accettare la risposta che il libro vuol darci nell’ultima appassionata requisitoria di Ahmed.L’orizzonte a mezzanotte si può intravedere solo in luoghi benedetti dalla bellezza, in Costiera quando le stelle si rispecchiano sulla superficie scura e minacciosa del mare o quando la luna raddolcisce il paesaggio. Le stelle, il chiarore lunare riportano ai sentimenti più genuini, all’amore innocente di Virginia, al culto per i morti, ai gesti semplici che soli si oppongono all’odio.Il romanzo coniuga felicemente la storia dell’orrore con un racconto della costiera amalfitana, appassionante come la prima, sia per chi conosce quei luoghi e li riconosce e rinnova così l’amore per essi, sia per chi non li ha mai visti e che vi è trasportato in un itinerario ideale che nulla trascura, dalla bellezza naturale al locale di lusso, dalla folla dei negozi di Positano alla semplicità di Atrani, dal misto inglese per i turisti all’autenticità del dialetto.Grande merito di Michele Ingenito è proprio l’essere riuscito a fondere due mondi e necessariamente due stili narrativi apparentemente inconciliabili, come inconciliabili sembrerebbero a una lettura superficiale le due ideologie.La posizione dell’Autore non è nascosta né schierata, potrebbe forse adombrarsi nel personaggio di Alì se leggiamo il finale-epilogo come epitaffio anche per quel martire oscuro.