Spiritualità: Santa Francesca Romana e gli angeli

 don Marcello Stanzione

Nata da una nobile famiglia a Roma, nel 1384, alla giovane età di dodici anni fu data in sposa a Lorenzo Ponziani e divenne madre di sette figli. Sostenuta da Dio con un grande dono di durevole e assidua preghiera, ella ciò nonostante sapeva come lasciare le sue devozioni e trovare Dio nel suo lavoro domestico. Ella fu da esempio e fece molto per correggere il lussurioso ed ozioso modo di vivere delle matrone romane. Ella restò fedelmente vicina a suo marito nelle sue numerose preoccupazioni ed esili; e dopo la sua morte, nel 1436, ella si associò, come umile membro, alla comunità dell’istituto di Oblates che ella stessa aveva fondato. Ella ebbe il privilegio della visione ricorrente del suo Angelo. Così cominciò. Nell’anno 1411, il primo figlio di Santa Francesca, Evangelista, di quasi nove anni era sul punto di morire. Egli era stato un bambino santo e innocente. Appena prima di spirare, egli sorrise a sua madre e le disse: “Vedo gli angeli che stanno venendo per portarmi in cielo! Madre, ti ricorderò sempre!”Esattamente un anno dopo la morte del giovane Evangelista, Santa Francesca aveva trascorso tutta la notte in preghiera nell’oratorio del suo palazzo a Roma. All’alba, l’oratorio fu invaso da una luce scintillante, e in quella luce ella vide il suo bambino, Evangelista: gli stessi teneri lineamenti, indossava gli stessi vestiti, ma era straordinariamente bellissimo e risplendente. Al suo fianco c’è un altro ragazzo più bello e più glorioso; ma Francesca aveva occhi solamente per il suo caro bambino. Con le braccia aperte il piccolo Evangelista salutò la madre e disse: “Io sto con gli angeli del secondo Coro della prima Gerarchia, insieme a questo mio giovane compagno, che, come vedi, è più bello e risplendente di me. Egli è un Arcangelo e in cielo occupa un posto sopra il mio. Dio lo manda per te, cara madre, per esserti di conforto in questa vita, nel tuo pellegrinaggio terreno. Egli non ti lascerà giorno e notte, e tu avrai la dolce soddisfazione di vederlo sempre con i tuoi occhi.” Siccome la luce del nuovo giorno stava entrando nell’Oratorio, l’anima del giovane Evangelista disse a sua madre: “E’ la volontà di Dio ch’io ritorni in cielo; alla vista di quest’Arcangelo che rimarrà con te ti ricorderai di me.” Con un dolce sorriso scomparve. La visione era durata un’ora. Rimasta sola, Francesca voltò gli occhi e vide il beato Arcangelo che aveva le mani incrociate sul petto. Tremante ella cadde sulle sue ginocchia, adorando e ringraziando il misericordioso Dio per un dono così straordinario. Ella chiese allo spirito beato, adesso visibile ai suoi occhi, di illuminarla nei suoi dubbi, di assisterla nelle sue difficoltà, di difenderla contro gli attacchi del diavolo, e di essere sua guida sulla via della perfezione, rendendola sempre più accetta agli occhi di Dio. Sebbene questo Arcangelo non le rivela tutto lo splendore della gloria che è in Paradiso, la splendente luce della sua espressione del volto era tale che Francesca non riusciva a guardarlo senza avere fastidio agli occhi; ella perciò, evitava di trattenere i suoi occhi sull’angelo stesso e guardava piuttosto lo splendore della luce che lo circondava. Qualche volta le venne dato il potere di contemplare i suoi tratti direttamente, specialmente in tempo di preghiera, quando era turbata dal diavolo, o quando parlava dell’Angelo al suo confessore. In queste occasioni speciali l’angelo sembrava offuscare la luce che lo circondava, e ciò permetteva a Francesca di guardare l’angelo direttamente in volto. Egli indossava una veste bianca e sopra di essa un mantello che gli arrivava fino ai piedi, chiaro come luce e di un colore etereo, qualche volta come il blu del cielo e il rosso fiammante. I suoi capelli erano dorati, abbastanza lunghi per coprire il collo e le spalle. La splendente luce che scaturiva dai suoi capelli era tale che Francesca poteva leggere il suo Ufficio di notte, o camminare per la casa più tranquillamente che a mezzogiorno, senza l’uso di nessuna candela o di nessun’altra luce. Il potere dell’angelo sembrava essere nei suoi capelli; cosicché quando il diavolo veniva per indurre in tentazione Santa Francesca, l’angelo scuoteva i suoi capelli e ciò era sufficiente per illuminare il diavolo e spaventarlo. Nella luce scaturita dal suo angelo, Santa Francesca vedeva i segreti pensieri degli uomini attorno a lei e le maligne macchinazioni del diavolo. Ella notò come quest’angelo qualche volta camminava o stava alla sua destra, qualche volta alla sua sinistra, e qualche volta sulla sua testa. Una volta quest’angelo fermò la mano di un membro dell’istituto di Oblates, fondato da Santa Francesca, che aveva cercato di ammazzarla.Il giorno in cui Francesca si associò alla sua stessa comunità, nel 1436, ella ebbe una visione nella quale vide Nostro Signore che sedeva su un alto trono ed era circondato da miriadi di Angeli. Quando il Coro angelico dei Poteri venne al Signore, egli designò uno dei più alti spiriti della loro fila a diventare d’ora in poi il custode speciale di Francesca al posto dell’Arcangelo che l’aveva assistita negli ultimi 24 anni. Nella forma umana che aveva assunto questo spirito santo era per ogni aspetto più bello e splendente dell’Arcangelo. Egli indossava una veste di aspetto più prezioso. Egli mostrava maggiore potere e coraggio. La sua presenza bastava per allontanare ogni spirito del male. Nella sua mano sinistra egli portava tre rami di palma dorati, i simboli della carità, della fermezza e della prudenza, le tre virtù che egli imprimeva costantemente a Santa Francesca. Né l’Arcangelo che aveva assistito Santa Francesca per ventiquattr’anni, né l’angelico potere che era stato con lei negli ultimi quattro anni della sua vita, era il suo Angelo Custode ricevuto alla nascita. Questi due erano Angeli supplementari, che secondo San Tommaso, vengono dati alle persone che devono governare o dirigere un popolo, e questi vengono spesso presi dai cori più alti, come in questo caso.