Mercato San Severino: Franco Coda, una passione teatrale
Anna Maria Noia
Franco Coda è un personaggio chiave per ciò che concerne la storia della teatralità in Mercato S. Severino.Serio, preparato, preciso, deciso: un amore viscerale per il Teatro, quello con la “T” maiuscola, nella sua lunghissima carriera, un percorso che, come il viaggio dell’attore, non si arresta mai. La sua sete di cultura teatrale e/o “accademica” (nel senso etimologico del termine) lo ha portato ai più alti livelli organizzativi (è infatti un organizzatore eccellente, anche adesso che non opera praticamente più a Mercato S. Severino) che interessano compagnie teatrali, soprattutto professioniste, e validi interpreti ad alto livello. Veramente, in tale importante comune della Valle dell’Irno, la cultura e il teatro, sebbene a volte in maniera “stridente”, sono andati (soprattutto qualche anno fa, ma tutto sommato anche oggi) a braccetto, per la varietà delle interpretazioni e il valore degli interpreti portati a S. Severino proprio da Franco Coda della cooperativa “Praksis”. Tale cooperativa operava presso il teatro “A” (Ariston) di allora, oggi teatro comunale, appunto di S. Severino.Ricordiamo tra i celebri artisti di una volta: Leo De Berardinis e Tadeusz Kantor, epigoni di teatro sperimentale ed avanguardistico. Ma anche adesso non si può dire che S. Severino sia senza iniziative teatrali, che pure pullulano nella cittadina, seppure non più a così alto livello bensì a livelli cabarettistici e/o divagativi, di evasione (pensiamo ai comici mutuati dalla tv, da programmi di intrattenimento quali Zelig, Colorado Cafè…); pur tuttavia la programmazione attuale del teatro comunale resta indiscutibilmente di grande valore. Oltre al cartellone di spettacoli da vedere e godere come spettatori, a S. Severino vi sono anche altri modi di vivere e sperimentare l’arte scenica: per esempio con le scuole “Copeau”, di Alfonso Capuano, e quella di Pier Maria Cecchini, che pur prestigiosa non ha avuto molto successo. Mediante tali laboratori i giovani e meno giovani avventori – sanseverinesi e non – hanno potuto calcare le tavole del palcoscenico da protagonisti.Non meno hanno realizzato la compagnia di teatro amatoriale “La magnifica gente do’ Sud”, con il suo cartellone “Insieme…per il teatro” e la compagnia stabile “Città di Mercato S. Severino”, con la rassegna-concorso per gruppi teatrali emergenti e nuova drammaturgia che si tiene dal 2007.
Ecco le domande per Franco Coda: Cosa è per lei il teatro?
“E’ un motivo di vita, una passione verace che dura dagli anni ’70, allorquando ho iniziato. Per me il teatro vero non è consolante, non è consolatorio: è una vena, in cui civilmente si sperimenta la rivolta. Dico civilmente perché si utilizzano i soli strumenti della pratica culturale. La mia esperienza è sempre stata segnata da questa tensione, non ho mai riconosciuto alcun senso, alcuna importanza a un teatro salottiero, “di concetto”, una forma di intrattenimento di chi spegne la tv a casa e la accende idealmente a teatro.”
Cosa pensa, che ricorda della “polemica”, finita sui giornali nel 2000 riguardo il mancato rinnovo della sua convenzione col teatro “A”, da lei e dalla sua cooperativa così egregiamente condotto?
“Si è utilizzato, a mio avviso, lo strumento di programmazione teatrale e culturale in genere come strumento politico, per mettere in moto dei processi di informazione del mondo culturale, processi di emancipazione sociale in senso complessivo prima, poi processi innovativi del teatro. Ciò che io proponevo allora per S. Severino e propongo ancora è uno spazio di programmazione teatrale ma anche cinematografica non di cassetta: oggi la deriva verso tale forma di cinema e/o di teatro è evidente, sotto gli occhi di tutti. La crisi è notevole, anche in campo culturale, basta dare un’occhiata alle classifiche cinematografiche o all’Auditel, ma anche alle vendite dei libri per capire il desolante quadro di deriva odierna della società: la crisi economica è originata dalla crisi culturale, non l’inverso, per me. Vi è un’assenza di forti riferimenti culturali e per questo la debacle economica è originata da quella culturale.Riguardo l’argomento della chiusura del teatro A alla mia organizzazione, secondo me non è stata letta bene, anche dai media locali: era chiaro che si era arrivati a uno scontro frontale, per così dire, scontro di natura “politica”, termine con cui non indico gli schieramenti politici, ma che uso nella sua accezione di vivere e partecipare alla dialettica cittadina. Secondo la mia opinione il potere in quella temperie è stato utilizzato in pratica come forma di “censura”; ciò che più dispiace al di là del mio ruolo e della mia posizione al teatro A è che tutto il lavoro svolto per S. Severino non riguardava solamente i cittadini del comune, ma anche tutto l’altro pubblico costituitosi attorno il teatro e le sue attività: un lavoro buttato al vento per un colpo di mano, che ha certamente tolto sia al pubblico di S. Severino, sia a quello affezionato proveniente da altre zone una possibilità di riscatto culturale, di frequentazione di un teatro e di un cinema non “da fiera”, come lo sono diventati oggi. Il teatro è una cosa seria, fa bene come la cultura in genere, ma può essere “pericoloso” e può far male se espressione dell’improvvisatore di turno o come mera gestione di clientela politica.”
Come e dove opera attualmente?
“Ora sono impegnato come operatore teatrale per una compagnia con sede a Firenze, ho operato fino a poco fa a Napoli; mi occupo sempre della parte organizzativa in tale esteso mondo.”