Il Cristianesimo del terzo millennio

Angelo Cennamo

Parlare di religione alla soglia del terzo millennio, in occidente, sia pure nel paese del Papa, può apparire un atto anacronistico, a qualcuno sembrerà ridicolo. Il tema è ostico, si sa, non suscita interesse e fa calare lo “share”. Ma da questo modestissimo pulpito non siamo soliti inseguire mode o tendenze; alla superficie visibile della materia preferiamo gli abissi inesplorati dell’anima, con il suo sentire più profondo, spesso soffocato ed attutito da mille frastuoni. Ecco allora il quesito, per alcuni, o il dilemma per altri : la nascita di Cristo, l’Evento degli eventi. Chi ci crede, intendo dire chi ci crede per davvero, è una persona differente da tutte le altre. Chi crede nell’Assoluto non trasgredisce al precetto, neanche quando è da solo. E’ questo il punto. Non trasgredire quando nessuno ti vede è la vera scriminante che fa del buon cittadino un buon cristiano. I campi di applicazioni sono molteplici e non starò qui ad elencarli. Mi basti ricordare la fedeltà al proprio partner; quello familiare è il contesto dove è più facile riconoscere una certa ortodossia. Ma quanto costa essere cristiani oggi? Se fossi un buon cristiano dovrei rispondere : non costa nulla. Magari fosse così. Essere cristiani, oggi, vuol dire avere coraggio; coraggio di dichiarare la propria fede, tanto per cominciare. Lo scherno, l’ilarità che generano certe convinzioni crescono, infatti, a dismisura. Bigotto, antico, fuori dal tempo, esagerato. Questi sono solo alcuni degli epiteti che si è soliti affibbiare a chi osa ribellarsi al relativismo etico, al nichilismo imperante, per sfidare la religione del momento : il laicismo. Già, perchè l’uomo moderno e progredito ha scoperto di poter far a meno dell’Assoluto. Lo ha sostituito con un altro dio, quello della scienza e della tecnica (tecnè), nella convinzione che il possesso della materia sia il migliore rimedio all’infelicità. Eppure, da un’altra parte, in qualche angolo remoto della nostra civiltà, c’è una diversa umanità che, purtroppo, stenta a farsi riconoscere.