Mauro Tortorelli: a Sapri domenica 29

 

Le musiche da concerto dei grandi didatti del violino sono composizioni per violino e pianoforte nella quasi totalità assolutamente sconosciute. Tutti i lavori si inseriscono senza dubbio nel mare magnum dei Salonstücke, disvelando peraltro ignoti ed originali tratti di fascino e valore artistico. Sia nel XIX che agli albori del XX secolo, ogni grande pedagogo del violino fu anche – o soprattutto, a seconda dei casi – un concertista di caratura internazionale, che si sentì in dovere di fornire un proprio autonomo contributo al repertorio del suo strumento. Il concerto che proporrà domenica 29 marzo l’Associazione “A.Vivaldi” di Sapri, nell’auditorium delle scuole elementari “J.F.Kennedy”, alle ore 19, vedrà l’omaggio del duo composto dal violinista Mauro Tortorelli e dalla pianista Angela Meluso ai grandi caposcuola, alla prerogativa tecnica del loro magistero, all’influsso e in particolare al tipo di musicalità dell’etnia cui questi grandi didatti appartengono. La scuola violinistica intesa come categoria astratta è il risultato dell’unione di tre elementi: la figura del caposcuola che determina le caratteristiche della scuola stessa, sviluppando una teoria esecutiva globale da insegnare agli allievi, l’inserimento della tecnica nel contesto musicale in cui la scuola stessa si colloca e la letteratura propria che la scuola sviluppa, diffusa attraverso i propri rappresentanti più dotati, ovvero la didattica d’arte. La scomparsa della didattica d’arte ha significato per i violinisti l’inaridirsi di una fonte preziosa. E’ evidente la perfetta funzionalità del sistema didattico ottocentesco di formazione del giovane violinista; quest’ultimo aveva a disposizione un materiale di qualità elevatissima. Tale patrimonio tecnico e musicale lo poneva ben presto in grado di parlare la lingua musicale corrente con la tecnica più appropriata. Oggi il violinista è per lo più estraneo alla musica del proprio tempo, e compie, comunque, un tipo di lavoro archeologico sconosciuto ai suoi predecessori, anche quando si occupa del repertorio. Tuttavia, in tale indispensabile attività, egli ha ancora oggi il supporto inestimabile della didattica d’arte che lo accompagna fino al tardo Ottocento e poco oltre, fornendogli tutti i mezzi necessari per diventare un ottimo esecutore. Si inizierà con la scuola francese di Martin-Pierre Marsick, noto per i suoi “Exercises nouveaux de mécanisme “Eureka”, in cui suggerisce al violinista il modo per “mettersi in forma in pochi minuti”, del quale verrà proposto il “Capriccioso op.8 n°3”, per poi passare alla scuola napoletana con Luigi D’Ambrosio, maestro ferratissimo e rigoroso, che ebbe in più la fortuna di incontrare due allievi particolarmente dotati che hanno dato gran lustro alla sua scuola: Giovanni Leone e Salvatore Accardo, un magistero volto al dominio assoluto della dinamica, e quindi del suono, vera essenza della musica, riferito alla voce umana, del quale sarà eseguito il Momento Capriccioso op.11 e la Serenade op.9. Un balzo indietro con il maestro di Luigi D’Ambrosio, il rumeno Eusebio Dworzak von Walden, docente presso il San Pietro a Majella, autore nel 1883 de’ “Il violino, ossia analisi del suo meccanismo”, in cui offre una sintesi della sua idea di tecnica attraverso tavole anatomiche, indagando sul modo nel quale ambedue le mani agiscono simultaneamente nel corso della creazione del suono. Del maestro rumeno ascolteremo la brillante e virtuosistica Tarantella Napoletana op.14.  Netto impianto scientifico per l’opera del maestro cecoslovacco Otakar Sevcik, la cui attenzione ed energie sono state rivolte a esaurire nel senso più letterale del termine, ogni possibilità combinatoria delle dita, ogni immaginabile colpo d’arco. La fatica del maestro sembra così avulsa da ogni finalità musicale racchiusa in una ferrea logica strumentale, che spesso oltrepassa il più arduo livello di scrittura violinistica dei compositori a lui contemporanei, ma la Danza Boema op.10 n°5 ne confermerà la freschezza inventiva. Omaggio all’iniziatore della celebrata scuola russa, l’ungherese Leopold Auer, allievo di Dont e Joachim e a sua volta maestro di Zimbalist, Milstein, Elman, Heifetz. Nel “Violin playing as I teach it”, in “Violin Master works and their Interpretation”, nonché nel “Graded course of Violin playing”, rivela la sua capacità di trovare nuove soluzioni ai problemi fondamentali, nonché il suo gusto raffinato, elegante e sensibile ai valori della tradizione mitteleuropea, come dimostreranno la Reverie op.3 e la Rapsodia Ungherese. Due fantasie su musiche da film di Nino Rota, firmate dallo stesso Mauro Tortorelli e uno Scherzo Napoletano di Gaetano Fusella, successore di Dworzàk al Conservatorio di Napoli, sigilleranno il programma della serata.