Mobbing: la Cassazione si pronuncia!
La Cassazione s’è pronunciata. A Milano, causa guadagnata per una dipendente, che per oltre dieci anni aveva vissuto frustratamente il proprio lavoro. Reiterati i rimbrotti in pubblico, da parte del suo superiore. La sentenza offre spiragli “di salvezza” a quanti versano in situazioni analoghe. Il lavoro, oggi traguardo invidiabile, non deve prostrare. Con la crisi che impazza, tenerlo ben stretto. Vivendolo con decorosità. Ma non nella fobìa. Per scongiurare l’ allungamento dell’elenco mobizzante. Di coloro cioè che, pur di poter giungere alla busta paga mensile, soggiacciono anche al clima di tensione, asfissiante in certi ambienti. Troppo angusti, per potersi esprimere. Coercitivi, per poterli gestire in modo appropriato. In passato, una certa cultura maschilista, registrava l’appetibile segretaria, vittima adescabile del suo manager. Oggi, un po’ scemato tale invito alla contemplazione anche insistente di certi capetti. L’habitus sul posto di lavoro, dovrebbe essere in sintonia col ruolo. Anche se, purtroppo, è più facile abbigliarsi per far colpo. Piacere, più che badare alla praticità. Ciò comunque non autorizza ad osare avances.Ovviamente debite eccezioni, smentiscono. Ma il mobbing, è tutt’altro. E’ quella serpeggiante prsecuzione che non dà tregua, se si finisce nel mirino. E’ quel costante riprendere il dipendente, anche senza oggettivo motivo. E’ il ridicolizzarlo, dinanzi agli altri. Il brutto anatroccolo, al di là se con piume bianche o nere. Se il primo o l’ultimo della nidiata. Il mobbing, metastatizza la capacità di gestire una relazionalità serena sull’ambiente di lavoro. Costantemente osservato, perseguitato, il malcapitato finisce per dover fare i conti, prima o poi, col proprio sistema nervoso. Con la propria immagine, che in ogni caso viene deflessa e centralizzata negativamente. Bene, la Cassazione è stata esplicita. Vessare psicologicamente in pubblico, fa scattare sanzioni. D’ora innanzi, occhio! Vigilando attentamente, nel rivolgersi a colleghi e dipendenti, sul contenuto e sulle espressioni che spesso infarciscono, la banalità di certi discorsi. Soprattutto i manager ed i dirigenti in maniche scorciate di camicie!
Il mobbing, oggi è riconosciuta malattia professionale. Per mobbing, non si intende solo persecuzione ma anche demamsionamento nei confronti dei propri subordinati, quindi ben vengano sentenze contro veri e propri abusi di potere. Nel caso delle donne, purtroppo il mobbing spesso e conseguenza di molestie sessuali. Pertanto, sono del parere di agire al primo “tentativo” al fine di evitare xconseguenze nel tempo peggiori.Oltre al Mobbing esiste anche il “Bossing”. Per “Bossing”, si intende il comportamento di un superiore tipico di Boss nei confronti di più dipendenti. Un capo, per ottenere rispetto e risultati da parte dei propri collaboratori e non dipendenti è quello di essere autorevole e non autoritario.
Io sono vittima ogni giorno di mobbing-bossing,attualmente sono in malattia perchè stanchissima,ma nel frattempo ho trovato il coraggio per porre fine a questa situazione!
Lavoro in uno studio medico come impiegata ed ogni giorno, a me e ad alcune mie colleghe,viene urlato contro,dal nostro datore di lavoro, di non saper fare nulla ,o che quello che crediamo di saper fare lo facciamo male.
Tutto questo avviene rigorosamente in presenza di pazienti,colleghi etc…
Come se questo non fosse sufficiente,mi è stato anche attribuito il compito di accompagnare e andare a prendere a scuola i figli del mio datore di lavoro (in orario lavorativo),con la mia auto;
quando occorre,accudirli o occompagnare la moglie a fare commissioni varie.
E’ assurdo e questa storia deve finire!!!!
Angela, il comportamento del tuo datore di lavoro non è definibile come “mobbing o bossing” ma, come sfruttuamento di una persona da parte di colui che non ha rispetto per la dignità umana. Non disperare, se mi permetti, un consiglio non dire ” questa stora deve finire”. Nella mia vita, sociale e professionale ho visto situazioni peggiori che, il più delle volte si sono risolte favorevolmente per la persona “sfruttata”. Auguri di Buona Pasqua