L’attualità di Protagora

Angelo Cennamo

“L’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono, di quelle che non sono in quanto non sono”. Quanti di noi a liceo si saranno imbattuti in questo astruso rompicapo di Protagora, apparentemente innocuo e scontato, ma dalla profondità vertiginosa e al tempo stesso inquietante? Per chi non ha avuto la fortuna di arrovellarsi le meningi su questa massima filosofica, diremo subito che il suo autore nacque ad Abdera, in Tracia, su per giù nel 480 a.c., ma trascorse gran parte del suo tempo tra le strade e le agorà di Atene. Erano gli anni della democrazia di Pericle, ma anche dell’invocata aristocrazia di Socrate e di Platone. Anni straordinariamente fecondi di storia e di cultura. Non sono in pochi a ritenere che nell’Atene del V secolo a.c. si sia risolta l’intera vicenda del pensiero umano e che di lì sia poi iniziata una lunga fase di decadimento, culminta nella seconda metà del novecento con la “sconfitta delle idee” dei postideologismi. Protagora era un sofista, si guadagnava da vivere con la propria sapienza suscitando per questo l’indignazione di chi come Socrate considerava l’insegnamento tutt’altro che un mestiere. Amo Socrate e suoi insegnamenti, ma credo che in questo caso avesse più ragione Protagora. Del resto se non fossero esistiti i sofisti neanche gli avvocati avrebbero fatto la loro comparsa sulla terra. Ma veniamo al “rompicapo”. L’uomo come misura di tutte le cose è la perfetta sintesi della filosofia dei sofisti che in Protagora e in Gorgia ha raggiunto i picchi più alti. Protagora ha avuto il merito o demerito, a seconda dei punti di vista, di aver introdotto per primo, ed in tempi non sospetti , il concetto di relativismo, oggi al centro di tanti dibattiti e forum filosofici sul nichilismo e sulla morte spirituale della nostra vecchia europa. Corsi e ricorsi storici, diceva Vico. Oggi, infatti, esattamente come 2.500 anni fa, nell’agone del fine intellettualismo si contrappongono due scuole di pensiero : quella per l’appunto del relativismo etico dell’uomo di Protagora, e quella identitaria, che difende stoicamente le radici socratiche e cristiane dell’Occidente contro l’avanzare dell’oscurantismo islamico. Ieri Socrate contro Protagora, oggi Ratzinger contro Severino. E la storia continua.