A scuola…di buona educazione!
Un tempo si demandava alla scuola il ruolo educativo. Le famiglie, relegavano volentieri. Oggi, invece, sempre più difficile, vivere lezioni interminabili. Quando i docenti non coinvolgono, le materie appesantiscono e la primavera elettrizza. Masticare un chewingum, per scaricare la tensione. Tarso, in provincia di Treviso, cullata dallo sciabordìo lagunare. Un allievo delle scuole medie, “rumina” tra i banchi. Lo redarguisce “economicamente” il docente. Infliggendogli la multa di 50 centesimi, gentilmente prestati da un compagno di classe. Lamentele dei genitori, andirivieni di notizie, gossip per la cronaca. Nessun divieto, nel regolamento scolastico, sulla masticazione del chewingum. In barba al galateo del bon ton. Un tempo, l’educazione civica, in appendice ai manuali di storia, informava sulla vis democratica nel nostro Paese. Tra sbriciolate informazioni costituzionali, diritti e doveri dei cittadini. Recentemente, il ministro Gelmini, ha rispolverato le desuete griglie civiche. Nel voler riproporre nozioni, sin dalla vigilia dei decereti delegati, ancillarmente legate alla cattedra di materie letterarie nella scuola dell’obbligo. Quintiliano pedagogizzava il magister. De Amicis, immortalava nel libro Cuore, una maestrina dalla piuma rossa sul cappello. Oggi, il docente-educatore, a caccia d’identikit. Amputato spesso anche il suo metodo didattico, vivisezionato dalle famiglie. Non sempre all’altezza della crescita dei propri pargoli. Dal bullismo, all’esuberanza irrefrenabile, dal 5 in condotta, al ripristinato 7, gestione scolastica sempre più acrobatica. Per entrambi i ruoli. L’allievo, spesso vittima privilegiata di frustrazioni del docente e di percorsi senescenziali, dilatanti dalla procrastinata età pensionabile. Il docente, coartato nel riprendere, correggere, indirizzare, sotto il profilo culturale e comportamentale. Un minimo campanello d’allarme, allerta la carica. Clan familiari, sul sentiero di guerra, esigenti spiegazioni sul proprio angioletto, sempre da proteggere. Consumatore di merende e bibite, uscite frequenti dall’aula o ritardi scolastici. Masticatore indefesso di chewingum ad ogni ora. L’antico pedagogo, ancora orfano di cattedra e pedana, imbrigliato prima dal rischio di finire in rete, per i cellulari degli allievi sempre a portata d’indice e poi nel mirino giudiziario delle famiglie. Non più arbitro della sua metodologia, anche educativa, deve giocoforza subire che qualcuno gli possa masticare di fronte, senza ritegno alcuno! Tempora mutantur!
L’educazione è una grandezza non misurabile e i ruoli della famiglia dove, in primo luogo, avviene (o dovrebbe avvenire) la socializzazione primaria, soprattutto offrendo modelli credibili e il ruolo della scuola che completa l’educazione della famiglia favorendo la socializzazione secondaria in quanto “comunità di persone” (e non struttura “tecnocratica”)non si integrano. E’ un dato di fatto. Anche qui un ciclo di incapacità.
Un docente che stabilisce “multe” viola un Codice, il maleducato “masticatore” no. Il Docente dovrebbe quindi “educare”, ma senza alcuno strumento e … aspetta solo che sia finita e che non capitino grane. Un ruolo frustrante. Desolante il fenomeno del Docente messo in discussione e giudicato (anche nella didattica) dalle famiglie. Esistono gli Ispettori (e dovrebbero esistere anche per i docenti universitari).