Calcio e Batoste
Di questi giorni la scena del calcio europeo e` attratta dalle immagini di quello britannico e, in minima parte, di quello spagnolo. Il primo la fa da padrone da tempo, anche se i nostri club investono, come i loro, fior di quattrini per `affiliare` le migliori gemme dei campi in erba del mondo. Per mesi e mesi, da settembre in poi, le mitiche imprese dei calciatori impegnati nel nostro campionato riecheggiano dappertutto: quotidiani, settimanali, radio e televisioni locali e nazionali, internet, e cosi` via. Quando la primavera arriva ne sappiamo piu` di un`enciclopedia, avendo assorbito, magari passivamente, ma nei minimi particolari, il meglio delle imprese autunnali ed invernali dei nostri eroi. I quali, ed e` questo il messaggio fatto lievitare dai media nel nostro inconscio, sono pronti ora a `menare` oltre confine le loro proverbiali legnate alla Ibrahimovich, Shershenko, Kaka, Totti e cosi` via. E, invece, una dopo l`altra, i grandi miti del nostro calcio si dissolvono sotto le batoste della concorrenza. Una dopo l`altra, Inter, Juve, Milan, Cos`e` che non va allora? Forse i sociologi sarebbero i piu` accreditati a dare risposte mirate. Non essendolo, ci limitiamo ad illustrare le nostre percezioni piu` dirette ed immediate ogni qual volta una squadra del cuore nostrana affonda.Il problema, secondo noi, e` di mentalita`. Per quanto anche le inglesi siano strettamente legate all`interesse economico piu` che a quello sportivo, una volta in campo l`allenatore di turno impone una mentalita` vincente. Come a dire, lascia liberi i suoi giocatori di esprimersi senza alcun condizionamento. Esprimersi, cioe`, per la gioia di giocare e di vincere. Che e` e resta l`obiettivo autentico ed insostituibile di chi fa sport. Senza per questo farne un dramma in caso contrario. Sui nostri campi vige, invece, la regola antica di “prima non perderé”. I calciatori si trasformano allora in ragionieri ed ogni loro azione frena automaticamente l`istinto, cioe` la cosa piu` preziosa ed insostituibile che guida il campione. Ne conseguono drammi paurosi scontati dietro le quinte degli spogliatoi tra urla e accuse che finiscono solo per inquinare l`ambiente.Sui prati inglesi, invece, le logiche sono diverse. E per quanto alti siano gli interessi di presidenti e di club, nessuno riuscira` mai a scardinare le fondamenta di una mentalita` che ancora oggi vede nel calcio, come in tutti gli altri sport, un gioco, uno spazio libero della mente e del corpo necessario ai giovani per dare il meglio della propia creativita`, delle propia forza, della propia intelligenza. Lontani dai suggerimenti, spesso dalle imposizioni, di allenatori che vorrebbero farli ragionare con la propria testa, dimenticando spesso che le virtu` nello sport nascono e si sviluppano dando seguito all`istinto, a quella maniera tutta magica di essere se stessi e non altri.