Diogene, a caccia di consensi politici
Certe presenze politiche, più vanno in giro e più fan danni. Miglior figura se detengono il bon ton nel farsi da parte. Se non altro, evitano figuracce. Dopo essere state imposte, i ruoli di spicco che occupano, denudano ulteriormente la loro fragilità. Dialogica, in quanto priva di concretezze e politica, perchè scevra da qualsiasi impegno pragmatico. Il loro stuolo, quello che cerca d’apparentarsi preelettoralemnte, di strappare promesse specialmente ora, che la crisi occupazionale dilania il Paese. Spettacolo circense, direbbe qualcuno. Senza rete di sicurezza, per il trapezista che sfida l’etere casualmente. Gli acrobati di fortuna, quelli abituati a saltare da un colore all’altro, dietro il paravento che a loro interessa sempre la politica di servizio, senza difficoltà d’ imporre il proprio personaggio. Al momento, s’estraniano dalla corsa elettorale. Umili servitori del partito, quasi col capo ricoperto dalla cenere del padrino di turno, che prima o poi tributerà loro prebende. Perchè la politica, si basa sul potere di essere. E di sentirsi tronfi. Chi si pavoneggia, già in braccio agli dei, pontifica con la saccenza del vincitore. Con l’arroganza di chi vuol riscattare frustrazioni e inibizioni, mal celate dietro una professionalità sì e no gestita alla men peggio. E chi s’impunta con l’arroganza di sentirsi qualcuno. Per cui esige d’esserlo. Quindi, continuare a poter fare il bello e cattivo tempo. Ormai è stato incardinato. Ha avuto quello che voleva. In barba a titoli di studio e meritocrazia. Eccezion fatta per la fedeltà, che alla fine l’ha premiato. Il suo ossequio “al re” , reso degno di sedere alla Tavola Rotonda. I sondaggi, poco lo coinvolgono. Lo sgomentano le incertezze, dinanzi alle quali il suo piedistallo scricchiola. Ma guarda altrove. Importante, afferrare la scena fino all’ultimo rintocco elettorale. Prima che le urne decretino responsi senza ritorno. I goliardici del tempo, invece, squillano già la tromba della vittoria, barcamenandosi in cavillosi proclami innovativi, in nome d’un mutamento politico al quale intendon porre mano. Specialmente se coniato dalle donne! La musica, allora, dolciastra. A tratti anche stridula. Se si omette l’aggressività che aguzza gli artigli. E Diogene, con la sua lanterna, rischiara l’agone, a caccia di uomini, che sappiano davvero far politica!