Multata anziana, per aver sfamato un cane randagio

 Salvatore Ganci

A Siliqua, nei pressi di Cagliari, una pensionata di 62 anni è stata multata 105 € per avere dato da bere ad un assetato e da mangiare ad un affamato. Purtroppo, per lei, l’affamato e l’assetato non era un suo simile, ma un povero cane stremato e ferito che era giunto nei pressi della sua casa. Beccata in flagranza per avere violato l’ordinanza del sindaco e multata. Mi chiedo solo se il vigile preposto a far rispettare le ordinanze e questo sindaco sono altrettanto solerti e integerrimi nei propri doveri d’ufficio. Il disprezzo per chi ha ridotto un cane in tali condizioni  non esce dalla sfera privata, ma chi è candido come una colombella e senza peccato è giusto che scagli la prima pietra. Gli esseri senzienti più deboli hanno le migliori “capacità psicologiche innate” nel dirigersi verso le case degli “Umani” che hanno una morale semplice e spicciola. Non per niente il povero cane si ben è diretto verso la casa di un Umano buono (che ha violato un’ordinanza e non una “Legge” morale) e non verso altre sedi. Forse quella pensionata appartiene alla categoria di coloro che fanno fatica ad arrivare a fine mese, forse no. Ma appare significativo che in Italia si multi una persona che compie il gesto di “dare”, mentre molto spesso colui che “toglie” alla società e/o  al singolo, viene premiato alla lunga dall’indulto di turno, dalla legge “buonista” che non si nega a nessuno, alla “non menzione” per il ragazzotto annoiato,  alla non punibilità per chi ha 13 anni e 11 mesi e che da piccolo è stato privato una volta del gelato domenicale. Questa breve notizia di cronaca è talmente scontata nel suo essere concreta, da apparire stucchevole, eppure…eppure occorrerebbe riflettere un istante sulla nostra reazione di fronte ad una storia banale forse, ma che in se racchiude un punto essenziale: io che cosa avrei fatto? La risposta a questa domanda non può essere banale per nessuno che avrà il buon animo di porsela.