Alcuni punti di vista sulla Ricerca in Didattica della Fisica
Queste brevi considerazioni vogliono avere lo stesso titolo di un articolo apparso sul Giornale di Fisica(1) di tre anni fa e che costituisce un esempio di “opinionismo scientifico” di cui la Rivista in oggetto è stata, esente, dall’inizio della sua esistenza al termine della Direzione del compianto Professore Carlo Castagnoli deceduto nel maggio del 2005. Sono dedicate particolarmente ai miei Colleghi di Fisica / Matematica e Fisica. Lo scopo di questa nota non vuole essere di “commento” all’articolo di Elena Sassi (l’articolo basta leggerlo), quanto piuttosto quello di proporre (od opporre) ai “punti di vista” da lei espressi, altri “punti di vista” sorretti da argomentazioni derivanti da: la normativa riguardante la Scuola in merito allo svolgimento dei programmi ministeriali; la programmazione collegiale d’inizio d’anno scolastico, la possibilità concreta di sperimentazioni proposte presso le S.S.I.S.(2) e nelle scuole promosse dall’A.I.F.(3) (in Didattica e in Storia separatamente); quale sia il “minore dei mali” in assenza di una riforma della Scuola che elevi le ore curricolari quanto meno ad un raddoppio rispetto le attuali. Le ore curricolari di un Liceo Scientifico cosiddetto “tradizionale” costituiscono, al presente la situazione più felice. Molto più ottimistica (almeno per il più elevato numero di ore) la situazione di alcuni Licei Scientifici non tradizionali le cui sperimentazioni non saranno rinnovate. La normativa riguardante la Scuola in merito allo svolgimento dei programmi ministeriali è apparsa nella interpretazione di una nota Ispettrice centrale del Ministero(4), operante negli anni ’80-‘90, un punto abbastanza assodato. In caso di contenzioso sui contenuti di studio e sull’efficacia didattica dell’azione educativa (modo forbito per esprimere se gli allievi hanno acquisito qualche conoscenza e competenza o sono rimasti ignoranti e/o venditori di fumo) è l’aderenza agli argomenti trattati nel programma ministeriale con quella ovvia “banda d’incertezza” dovuta all’evoluzione temporale della Fisica (e comunque in eccesso di contenuti rispetto la formulazione originale). I “programmi” e “l’efficacia didattica dell’azione educativa” costituiscono motivo di ispezione a carico del Docente. La programmazione d’inizio d’anno scolastico è oltre tutto atto di collegialità per Dipartimenti (settore Fisico-Matematico). Forti “scostamenti” dall’avere concordato una programmazione comune sui contenuti da trattare (specie quelli che comportano un esame di Stato)(5) richiedono una certa prudenza. Come spesso suggeriscono le scuole A.I.F. o le Tesi assegnate agli Studenti che svolgono attività di tirocinio previste dalla S.I.S.S. spesso si riscontrano tesi in sostanziale contrasto con la programmazione d’Istituto e con i programmi “ministeriali” (pur resi più elastici dai motivi sopra espressi). Personalmente l’Autore (che ha aderito ad accogliere quattro tirocinanti S.S.I.S. di Genova) si è rifiutato di “fare sperimentare simultaneamente” in due classi parallele due tesi tra loro contrapposte. Spesso le discrepanze hanno origine dai “Formatori di Docenti” non sempre “concreti” nella conoscenza della Scuola (fino ad ignorare quante sono le ore settimanali destinate alla Fisica), delle sue debolezze secolari, dello sforzo di miglioramento (in un senso non facile da definire ma che si intuisce facilmente) di isolati Docenti. Qui i veri “Addetti ai Lavori” nel settore “Didattica della Fisica” (cioè i Docenti) possono riconoscersi o disconoscersi. Sarebbe interessante sapere quanti Docenti che hanno seguito scuole A.I.F. o che hanno “seguito” i corsi S.I.S.S. hanno poi posto in pratica il “proclama” di una delle formatrici di tali scuole: “basta con la verifica della solita legge!”. Qualcuno ha malignamente insinuato : “ma sei sicuro che nelle scuole italiane la “legge” sia almeno verificata? …”. Venendo al punto d): “quale può essere il minore dei mali” nella attuale struttura, rimando il Lettore a quanto espresso nella conclusione di un Articolo apparso su “Il Giornale di Fisica”(6) e che qui riporto testualmente per comodità: “L’esperienza descritta, utilizzata come esperienza d’aula, in una classe IV del Liceo Scientifico ha ben risposto al suo ruolo “esplicativo” tipico della tipologia alla quale appartiene …(omissis) … Tale scelta di utilizzo dell’esperienza d’aula è fino ad ora apparsa, almeno nella presente situazione istituzionale della Scuola, come il minore dei mali possibili nell’insegnamento della Fisica.”. La concretezza mi obbliga a ricordare che le ore di insegnamento della Fisica in un Liceo “Scientifico” sono 2 nella classe terza e 3 nelle classi quarta e quinta. Questo e non altro è concesso … a meno di non impiegare con qualche alchimia, ore extracurricolari pomeridiane di “sostegno e preparazione all’Esame di Stato”; un invito a documentarsi su quante ore vengono destinate alla Fisica in altri Paesi comunitari mi sembra pleonastico. Ovviamente un’analisi approfondita su questo “punto di vista” necessiterebbe di un discorso molto più lungo, articolato e serio. L’esperienza d’aula (qualcuno ne proclama la sua morte a causa del ’68 in quanto imposta e non proposta) non va di moda: è però un mezzo concreto per coniugare ampiezza di contenuti con apprendimento critico (quando c’è un minimo di motivazione da parte dello studente che, se non altro “ricorda” la fenomenologia di cui si parla) specie se l’esperienza d’aula è eseguita nel contesto della cosiddetta “lezione d’aula” dove il vecchio “gesso e lavagna” può trovare buona integrazione con presentazioni in “Power Point” (per concisione di contenuti da esprimere) o altre ottime tecnologie peraltro più familiari allo studente rispetto alla strumentazione “classica”. Se il Lettore riflette, si tratta di un ritorno al passato, quando il Docente, nonostante lo stato giuridico ed economico “penalizzante” sapeva trarre, assieme al cosiddetto “Macchinista”, maggiore soddisfazione dal suo lavoro. Si ritiene di concludere provocatoriamente affermando che un buon Docente non esce formato tale né dalle S.S.I.S. né dall’Università del vecchio o nuovo ordinamento, ma dagli errori commessi e ammessi onestamente e soprattutto da un rapporto leale con gli studenti: “provando e riprovando” proprio … come conclama il logo della Società Italiana di Fisica. Tutto ciò, naturalmente, alternanze scuola/lavoro, conferenze sessuologiche, assemblee ordinarie, assemblee di classe, proiezioni cinematografiche, canti e danze, teatro, “scioperi”, viaggi d’istruzione, orientamenti, e manifestazioni cittadine permettendo.
Riferimenti bibliografici e note a piè di pagina.
(1) E. Sassi, “Alcuni punti di vista sulla Ricerca in Didattica della Fisica”, G. Fis. 47, 265-275 (2006).
(2)S.S.I.S. “Scuola di Specializzazione all’Insegnamento Secondario”.
(3)A.I.F. “Associazione per l’Insegnamento della Fisica”.
(4)Ovvi motivi legati alla cosiddetta normativa sulla privacy impediscono di riportarne pubblicamente l’identità.
(5)Dopo la gestione “Moratti” (e fino al presente) le Commissioni sono ritornate ad essere composte anche da Commissari esterni. Cessa così una certa “autoreferenza” del Docente e del Consiglio di Classe? Temo di no, il reclutamento dei Commissari avviene da anni in zone limitrofe (per motivi di spesa). Con l’amministrazione Gelmini le S.S.I.S. dovrebbero essere state abolite. (In politica il condizionale è d’obbligo). Serietà vorrebbe che tutta la Commissione fosse esterna e proveniente da vari luoghi d’Italia … esistono infatti due modi di fare le cose: o sul serio o per finta.
(6)S. Ganci, “Esperimenti didattici antichi e tecnologie attuali: onde stazionarie su una sbarra metallica”, G. Fis. 45, 161-166 (2004).