Mario Verdone, vera anima di Carlo

di Rita Occidente Lupo

Mario Verdone, critico intramontabile, in tema di cinematografia. Che viveva le ansie del tempo. In Capitale, s’è spenta a 92 anni, una voce contemporanea, forgiante un’orma autorevole del set. Nato ad Alessandria il 27 luglio 1917 tra i figli, Carlo, fulmineo al capezzale paterno, appresa la notizia. Pochi giorni addietro, l’attore aveva palesato le sue perplessità in merito alle condizioni precarie del genitore. Affetto da un male inguaribile, Mario noverava nella sua cerchia tantissime amicizie e conoscenze. Delle quali Carlo era ben consapevole. Ma non voleva che diventasse mediatico il dolore per il genitore. Né che la ferrea lucidità di Mario, gli consentisse d’ apprendere dalla stampa le sue condizioni instabili. Testimonial del cinema neorealista, intellettuale, nel Dna la cinematografia. Quella trasmessa all’erede, con unanimi consensi nel settore. Docente emerito di Storia e critica del film, studioso di spettacolo, critico d’arte, saggista, scrittore e poeta, negli anni ‘50 la carriera universitaria, con corsi liberi di «filmologia» in vari atenei e in sinergia con il lavoro al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Suocero di Christian De Sica, nonno di Brando De Sica e consuocero del grande Vittorio e Maria Mercader. Particolarmente acuto, come lo ricorda anche il sindaco Gianni Alemanno, cercò sempre di detenere alto il valore della cultura. Tra qualche screzio con Carlo, spesso rimbrottato. Il dolore dei familiari, commisto a quanti in Capitale e non solo, ebbero modo di passare per il suo setaccio critico. Per le sue meditazioni che solo gl’intellettuali riescono a portare avanti, senza smarrirne il senso. Non da tutti. Buon viaggio Mario!