Bimaltex: il rogo di Montesano

Aldo Bianchini

La mattina del 5 luglio 2006 una notizia drammatica fece il giro dell’intero Paese. A Montesano/Marcellana una piccola fabbrica di materassi, la Bimaltex, era andata a fuoco ed all’interno di un bagno erano rimaste imprigionate due donne ritrovate, poi, bruciate vive. Giovanna Curcio di 15 anni e Annamaria Mercadante di 49 anni le vittime sacrificali sull’altare dell’assoluta violazione di tutte le norme antinfortunistiche. Intervenne anche il Presidente della Repubblica che richiamò amministratori locali ed inquirenti ad indagini serie e scrupolose. E tante responsabilità risultarono subito molto evidenti. Potevano essere incriminati diversi amministratori locali, vigili urbani, vigili del fuoco ed anche i funzionari dell’ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione, ma così non fu. Gli inquirenti preferirono seguire lo schema delle più facili e tradizionali indagini e individuare come responsabile unico il datore di lavoro nella persona di Biagio Maceri, leg. rappr. della Bimaltex. Nessuno ritenne di dare una svolta al tipo di indagini da condurre in casi del genere, anche alla luce della mobilitazione nazionale contro tali fenomeni, e Maceri rimase come unico colpevole. Si è dovuto attendere la strage della Tyssen di Torino affinchè gli inquirenti cominciassero almeno a formulare capi d’imputazione diversi ed a carico anche delle Autorità preposte ai controlli che nel caso della Bimaltex non sono mai stati effettuati sebbene richiesti otto mesi prima della tragedia da due operaie, Pepe Anna Elisa e De Masi Lady Mary, che lavoravano in nero in quella stessa maledetta fabbrica. Fatti, questi, mai presi in considerazione dagli inquirenti. Questa mattina si è svolta, dopo l’audizione del tecnico della difesa ing. Giuseppe De Falco, la requisitoria del pm Carmine Olivieri. Dopo oltre due ore il pubblico ministero ha chiesto la condanna del Maceri a dodici anni di carcere; richiesta durissima, non c’è dubbio, ma che lascia comunque l’amaro in bocca per ciò che poteva essere fatto e non è stato fatto anche nell’ottica della nuova cultura della prevenzione. La richiesta del pm dovrà superare le arringhe difensive  previste per il 6 luglio prossimo e poi sottoposta al vaglio del giudizio finale. Soltanto dopo la sentenza sapremo se almeno uno dei tanti responsabili comincerà a pagare per la morte di due anime innocenti.