Il PD di Fort Apache – atto settimo

Aldo Bianchini
John Martin (il mitico trombettiere di Caster, legato anche al colonnello Thursday -comandante di Fort Apache) fu in quell’epoca una specie di cronista di guerra che ebbe la capacità di mediare le posizioni dei numerosi comandanti serviti traendone una parvenza di verità da tramandare alla storia. Passò di forte in forte e da comandate in comandante, non fu mai visto di buon occhio e fu piuttosto “un sopportato”; ma tutti i comandanti seppero riconoscere in lui una effettiva equidistanza che lo rese nel tempo quasi un pioniere dell’informazione di quei tempi. Nulla a che vedere, per carità, con Walter Cronkite (l’uomo che nel 1963 annunciò in diretta televisiva la morte di John Kennedy) che è stato il simbolo dell’informazione televisiva americana, morto in queste ore dopo aver conservato fino a novantanni e passa la sua assoluta indipendenza. All’interno di Fort Apache, già assediato da tempo dagli Apache, Sioux e Cheyennes, c’erano i cronisti di guerra (o per meglio dire i “velinisti di guerra”) che sicuri dell’intramontabile potere di Thursday si erano da tempo appiattiti sulle imprese del colonnello che, ad onor del vero, vantava anche una scuola presso l’Alto Comando Militare (nulla a che vedere con la più recente Botteghe Oscure) ed era visto da tutti gli osservatori come il vero, unico, potente del forte e dell’intera regione. Quando i cronisti si avvidero che, in costanza di assedio e di probabile caduta del colonnello, all’interno del forte c’era una frangia di “giovani militanti” che cercava di mettere in discussione i diktat del capo, nel timore di perdere il futuro treno vincente incominciarono (i cronisti, ndr!!) a sponsorizzare le idee di questi giovani militanti che altro non volevano fare se non avvertire Thursday dell’imminente attacco finale degli indiani. Apriti cielo, accadde una cosa che nessuno di loro cronisti si sarebbe mai aspettato; a margine di un incontro tra le due fazioni di giovani militanti vennero bloccati (sempre loro cronisti, ndr!!) da diversi soldati-lacchè anche facinorosi e qualcuno delinquente e sonoramente strattonati e forse anche picchiati. Non intervenne nessuno a calmare i bollenti spiriti che indossavano anche le giubbe tipiche degli squadristi dei corpi speciali, non intervenne neppure il corpo di guardia del forte a protezione dei “cronisti/velinisti di guerra” e dei giovani dissidenti; ci furono interrogazioni e interpellanze, richieste di dimissioni dei vari tenenti comandanti gli squadroni dai quali erano usciti i picchiatori, nonchè pressioni dirette su Thursday. Macchè niente da fare, addirittura il Consiglio del Forte alla prima riunione dopo l’increscioso episodio fece finta di nulla continuando a perseverare nel pensiero unico del colonnello. Il fatto, molto grave, giunse tramite Martin anche all’orecchio del maggiore Wilkins che dall’avamposto ritornò subito a Fort Apache per parlare ai contendenti. Ai cronisti disse: “Ma che cosa vi aspettavate, dopo anni di piaggeria nei confronti di Thursday era chiaro che ai primi vostri giusti distinguo sarebbero arrivate anche le batoste da parte di chi ormai vi considerava cosa loro. Mica siete stati abili come John Martin!! E poi, al di là della scontata solidarietà non siete stati difesi neppure dai vostri direttori ed editori; meditate e imparate per il futuro…”. Ai giovani ribelli, ancora asserragliati nel fortino, rivolse invece parole di incoraggiamento per la battaglia intrapresa. E mentre stava per lasciare definitivamente il forte intravide Thursday davanti il suo bunker che ancora blaterava contro tutto e tutti davanti ad un solo microfono/taccuino.  “Peccato -pensò Wilkins- ma qui davvero Thursday non ha capito proprio nulla”; e si allontanò a cavallo accompagnato dal buon Martin.

2 pensieri su “Il PD di Fort Apache – atto settimo

  1. Egregio Aldo Bianchini,
    Lei continua, peraltro legittimamente, ad approfondire i temi di cronaca e politica che più ritiene degni di sottolineatura.
    Lo scrivente però,nel rispondere ad un Suo precedente articolo, Le aveva posto alcuni quesiti, allo stato non ritenuti degni di risposta, che Le ripropongo, con qualche aggiunta (altre ne seguiranno), allo scopo di evitare di dover accedenere le luci sulla nuova Amministrazione Provinciale tra qualche semestre, quando cioè, ogni sottolineatura sarà utile solo all’Ego dello scrittore e non alla collettività.
    quesiti riproposti
    1) Secondo Lei un condannato in primo grado per “peculato” (uno tra i più odiosi reati contro la P.A.) deve essere politicamente rimosso, da un Presidente “bandiera” della legalità e del rigore, che si è presentato alla pubblica opinione con un programma di rinnovamento e rigore morale?
    2) Secondo Lei l’Avv. Mario Miano, assessore all’Agricoltura (settore primario), nel momento in cui da imprenditore è invischiato in una presunta truffa di fondi comunitari nel medesimo settore primario, è politicamente adeguato, per un Presidente “bandiera” della legalità e del rigore, che si è presentato alla pubblica opinione con un programma di rinnovamento e rigore morale?
    3) Secondo Lei, il dichiarare che il costo inziale della giunta e degli staff sarà inferiore del 30% rispetto al dato finale della giunta Villani, è un dato positivo, in assenza di impegno a mantenerlo inalterato?
    nuovi
    4) Secondo Lei i lavori urgenti per la messa in sicurezza delle strade, per 5 MLN/euro (!), saranno appaltati alle stesse imprese che lavorano da anni in provincia e, più in generale, secondo Lei il “presunto clan degli appalti dell’Agro” alle ultime elezioni chi ha finanziato e per chi ha fatto votare?
    5) Secondo Lei, la gara per la cancelleria ed altri prodotti, esperita nelle ultime settimane, è stata vinta da una nuova impresa o da un’impresa che abitualmente fornisce l’Ente da anni e, se è così, il tutto è avvenuto ad un costo maggiore o ad un costo minore?
    6) Secondo Lei, nel momento in cui i dirigenti dell’ente vengono prorogati, in attesa di una meditata valutazione sulla competenza ed in attesa din un progetto di riorganizzazione dell’Ente, il fatto che un unico dirigente, mai di settore, viene promosso a dirigente settore finanziario e, contemporaneamente, guida politicamente l’opposizione di centro destra al proprio paese, rappresenta una scelta tecnica di competenza oppure una scelta politica?
    Attendo suoi cortesi e stimolanti riscontri.

  2. A Bob_Sma: ti affanni a cercare la pagliuzza nell’occhio del vicino ma non la trave nei tuoi.

I commenti sono chiusi.