Ai Concerti d’Estate di Villa Guariglia il Martucci di Salerno
Concerto dei migliori allievi del conservatorio “G.Martucci” di Salerno giovedì 23 luglio, ore 21, per il nono appuntamento musicale della XII edizione dei “Concerti d’estate a Villa Guariglia in Costiera dei fiori”, organizzati da Tonya Willburger, con il contributo del Comune di Vietri Sul Mare, della Regione Campania, della Camera di Commercio e della Provincia di Salerno, della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, dell’Ept di Salerno, nonché con il patrocinio del Conservatorio di Salerno, della Coldiretti e del Centro Studi “Raffaele Guariglia”. Ad aver conquistato la prestigiosa ribalta della rassegna, dopo lunghe e serie audizioni, sono stati il chitarrista Antonio Pezzullo, pupillo del magistero di Antonio Grande, il violinista Daniele D’Andria, figlio d’arte del padre Raffaele, docente di quartetto presso lo stesso istituto, diplomando della classe di Pasquale Verdoliva, accompagnato da Rossella Giordano, ex-pupilla del M° Luigi D’Ascoli.Antonio Pezzullo inaugurerà la sua performance con l’Arietta di Jacques Ibert, caratterizzata da senso della forma, concisione e chiarezza d’espressione. A seguire il Fandaguillo op.36 di Joaquin Turina. Dopo una breve introduzione, che alterna la percussione ad accordi ascendenti, appare il motivo principale, che presenta qualche cromatismo cui rispondono languidi accordi ribattuti, mentre il secondo motivo, più mosso e ritmato, viene presentato diverse volte dalla chitarra anche attraverso gli accordi. Omaggio a Francisco Tàrrega con il celeberrimo Capricho Arabe, brano suggestivo e d’effetto, che unisce ai suoni e ai “colori” esotici delle sue armonie un buon impegno esecutivo. Memorabile la sua introduzione, dominata da liberi arabeschi discendenti che si alternano a frammenti melodici ancora non definiti, che occorre a mettere in luce il bel tema principale, presentato in modo minore, pieno di fascino ma anche ideale per essere “giocato” con libertà. Gran finale con la Libra Sonatine di Roland Dyens, un virtuoso di questo strumento, le cui composizioni profondamente intrinseca da sempre con il repertorio della chitarra e fanno di lui una perla rara nel sottile gruppo di quei chitarristi che oggi possono godere di un tale privilegio. Queste tre pagine India, Largo e Fuoco portano un soffio vitale alla chitarra i cui limiti vengono instancabilmente infranti dall’ecletticità dell’ artista.Daniele D’Andria e Rossella Giordano hanno, invece, scelto per il pubblico di Villa Guariglia, la Sonata n°1 op.12 di Ludwig Van Beethoven, dedicata ad Antonio Salieri e pubblicata nel 1799, costituente, anche per il suo impegno formale, il primo importante riferimento (dopo le “Variazioni su un tema di Mozart”, un “Rondò” in sol maggiore ed una serie di sei “Allemande”) nella produzione beethoveniana per violino e pianoforte. Qui, in questa unione strumentale, che ha il suo diretto antecedente storico in Mozart, si registra una volta di più quell’interesse così vivo e così insistente che Beethoven nutrì sempre per gli archi e per la tastiera, intesi come gli strumenti principi di una ricerca musicale che trae da ogni forma espressiva, tutte le possibili conseguenze in termini di maturazione interiore e tecnica; anche quando, apparentemente, gli esiti appaiono poco innovativi. La Sonata in re maggiore, che, al pari delle due seguenti, trovò accoglienze ben poco incoraggianti da parte del pubblico, consta di tre movimenti dal taglio incisivo e dalla scrittura serrata. C’è un “Allegro con brio”, che esordisce con i due strumenti all’unisono in un disegno ritmico vigoroso, un “Andante con moto”, che propone un tema seguito da quattro variazioni, interessanti ed espressive, quindi un giocoso “Allegro” in forma di rondò, aperto, alla maniera di un Concerto, da un estroverso tema affidato al solo pianoforte, al quale si alternano nello svolgimento motivi melodicamente più distesi. Cimento virtuosistico, per D’Andria con il celeberrimo Praeludium Und Allegro di Pugnani-Kreisler, per infiammare il pubblico Pur vissuto in pieno Novecento, Fritz Kreisler per indole e formazione fu essenzialmente un compositore ottocentesco. Non comprese mai l’atteggiamento delle avanguardie, le osteggiò anzi con veemenza Nel 1893 prese a comporre la serie dei cosidetti “Manoscritti classici” (Klassische Manuskripte), fascicoli che contenevano trascrizioni per violino d’opere prevalentemente settecentesche, lavori scritti “nello stile di…” e composizioni originali. Poche pagine di musica, assemblate con garbo, gusto e leggerezza, che il maestro usualmente proponeva per suggellare i suoi recital solistici. Il Praeludium e Allegro nello stile di Pugnani fu pubblicato nel 1905 e goliardicamente spacciato da Kreisler come un arrangiamento di un brano inedito del violinista piemontese di scuola corelliana Gaetano Pugnani. Bipartito, s’inizia con un preambolo austero e drammatico cui segue un fulminante Allegro in sedicesimi, culminante in una semicadenza d’arduo cimento esecutivo. Finale in crescendo con il Tamburino cinese, ancora una composizione del violinista austriaco Fritz Kreisler. Si dice che questo lavoro sia pieno di gusto orientale e che sia stato composto mentre si trovava negli Usa, a contatto con alcuni artisti cinesi. Il motivo richiama il ritmo del gong e tamburo cinese, timbrato ed allegro.