Più soldi agli atenei virtuosi, Genova c’è
E’ questo il titolo dell’articolo di Francesco Margiocco su “Il Secolo XIX” del 25 luglio; campeggia, come su altri quotidiani, la “graduatoria” delle Università “virtuose” e non c’è dubbio: Trento “fa scuola”. Ovviamente c’è già qualche “Maître de glose” che interpreta criticamente queste crude risultanze asserendo che non deve esserci solo la “ricerca” nei parametri di valutazione. Genova c’è (probabilmente deve ringraziare molto il settore medico e l’eccellenza di Istituzioni quale l’Ospedale pediatrico “G. Gaslini”). Ne sono ovviamente lieto. Ma non trovate che c’è qualcosa che non torna nella graduatoria? Sono così poche le università italiane? Ad esempio non vedo l’Università dell’Insubria, l’università di Udine, di Lecce e di Urbino, tanto per citare quelle che mi vengono in mente senza andare a fastidiose ricerche sul sito MIUR … Ma al di là delle omissioni o di errori materiali, lo “stacco” fra Trento e i virtuosissimi politecnici del nord è già eclatante, ma lo stacco con le parentopoli del sud fa persino sorridere. Se Napoli piange su tutte e tre le sue strutture, Salerno non ride di certo e sulle isole si piangono lacrime di micragna … Da persona “esterna” al mondo accademico non ho certamente alcuna competenza ad entrare nella metodologia che ha portato alla graduatoria delle virtù (e della poca operosità di Napoli, Messina e Palermo, per citare le università “grandi”). Mi occupo di un ristretto settore delle “Scienze Fisiche” che non richiede particolari finanziamenti (Didattica e Storia della Fisica) e, ovviamente, conosco sia per conoscenza a Congressi che come Autori, molti “Capi ricerca” del settore dei vari atenei italiani. La graduatoria del Ministro Maria Stella Gelmini mi ha spinto ad una maligna ricerca nei database delle due principali Riviste del settore: American Journal of Physics e The Physics Teacher. E’ una ricerca molto istruttiva se inserite come prima parola chiave “Italy”. Scoprirete che gli ultimi 20 articoli pubblicati vedono tre affiliazioni di Trento, due dell’università dell’Insubria, e poi Pavia, Bologna, Pisa, Camerino, Genova e Roma+Napoli. Spicca però la duplice presenza di Scicli (Ragusa) dove non c’è nessun “ateneo” e, strano a dirsi, gli Autori di Roma e Napoli non appartengono all’organico del MIUR (che italico mistero) come non appartiene a nessun ateneo uno studioso di Padova che pubblica senza alcuna affiliazione (con l’indirizzo di casa). Andate ora su “The Physics Teacher” e scoprirete che gli articoli più recenti provengono da Scicli (2 articoli) e Casarza Ligure (1 articolo) e in entrambe queste cittadine non ci sono atenei né distaccamenti di atenei, né tanto meno, finanziamenti occulti; emerge nuovamente Trento (5 articoli). Forse, al di là di omissioni ed errori materiali in questa bella città del Trentino e dintorni “si lavora con passione” sulla traccia lasciata da uno stimato Collega che “ha fatto scuola”. Potete tranquillamente effettuare la contro prova. American Journal of Physics (al 25/07/2009) vi restituisce 195 “record” di articoli con affiliazione italiana su un totale di 23022, ma Maître de glose vi dirà che in U.S.A. c’è un po’ di mal disposizione con noi Italiani. Strano, anche qui ci sono atenei che compaiono spesso nelle affiliazioni (fino agli anni ’80 Genova faceva “la parte del leone” seguita da Bologna). Ma la cosa strana è la presenza di Autori “estranei” al mondo accademico, segno evidente che negli U.S.A. in ambito scientifico si guarda ai contributi e non al pedigree dell’Autore. Come un tempo era Genova “maestra” nel settore, ora il primato è passato a Trento. Forse la graduatoria del Ministro concorda con la mia ricerchina. Su The Physics Teacher (principalmente monopolio dei Docenti Americani) figurano 32 “record” su un totale di 11936. Come detto sopra, Scicli compare due volte, Casarza Ligure una volta e Trento 5 volte. Eppure tanti fondi del contribuente sono andati a finanziare le ricerche in questo settore di Udine, Catania, Napoli, Messina, Palermo, Roma… Avete trovato “Messina” o “Palermo” nelle affiliazioni che compaiono su queste Riviste? Forse ho bisogno di rinnovare le lenti agli occhiali …Proporrei al Ministro di azzerare totalmente i finanziamenti in questo settore agli atenei: privati cittadini “cultori di Scienze Fisiche” hanno prodotto “per passione” quanto i finanziamenti dati a Napoli e Palermo non hanno saputo produrre “per mestiere”.
Caro Prof. Ganci,
quanto messo in risalto dai maggiori quotidiani oggi è che, nella graduatoria, spicca un netto divario tra le università del Sud, situate nel fondo della classifica, e quelle del Nord, al “top”.
Alcuni rettori campani hanno lamentato un trattamento non equo. Tuttavia, non hanno rammentato che in alcuni atenei è stato necessario aprire inchieste penali per fatti legati all’ordinaria amministrazione. Non rammentano che la qualità dei docenti in entrata non può essere trascurata al punto da assumere un ricercatore senza nemmeno uno straccio di pubblicazione. Non ricordano che alcune persone al vertice delle strutture sono stati allontanati dal servizio perché coinvolti in inchieste legate al contesto esterno.
Ecco, se fossimo un po’ più onesti, faremmo un minimo di autocritica. Ma la tendenza è di nascondere il viso sotto la sabbia e di continuare sempre e comunque sulla stessa strada.
Pertanto, il giusto richiamo al merito che fa il prof. Ganci verrà del tutto inascoltato, finché non cambieremo atteggiamento nei confronti di questi eventi, la classe docente “in primis”.
Gentile Commentatrice,
grazie per l’attenta lettura e le considerazioni svolte. Al di là della “graduatoria” che mi sembra molto espressiva già di per sè, citando i gruppi di ricerca del settore “Didattica e Storia” ogni studioso del settore sa molto bene che l’elenco delle città sedi di ateneo da me citate ha, a retro, un nome o dei nomi che per decenni hanno attinto a dei finanziamenti senza produrre nulla e/o con la pretesa di “aggiornare” dei docenti. Poiché dei semplici comuni Docenti (di Scuola), come nel caso della citata Scicli (RG), hanno dimostrato di saper produrre di più e meglio senza alcun fondo, ben venga un taglio totale dei fondi ai “Didattici e Storici”. Vediamo cosa sapranno fare a “costo zero”… ma poi si sa bene: in Italia c’è chi è sempre al lavoro e chi fa finta di esserci. Sarà per “mancanza di fondi” che una Rivista italiana del settore è a crisi di estinzione?