La storia non dimentica Hiroshima
La storia crocifisse col nucleare 140.000 Giapponesi. Ma sembra che solo in occasione dell’anniversario tragico, le coscienze si mettano in discussione. S’interroghino le strategie governative, sul come procedere verso l’accaparramento di questo o quell’altro territorio da predare. Un funghetto, atomico, falciò le bizze orientali, scrivendo la parola fine al genocidio perpetrato nel corso del secondo conflitto mondiale. Lo sterminio ebraico. Hiroshima, Nagasaki, le più tenaci, pagarono in termini di vite umane prima, di effetti radioattivi poi. Oggi, nel rammentare il disastro atomico, ancora la corsa al nucleare. Malgrado venti pacifisti issino bandiere bianche, una scia d’odio e violenza serpeggia sul globo. L’appello ai Grandi della Terra. A coloro capaci di mettere in ginocchio la potenza nazionalistica e di sollevare anche l’indigenza dei meno abbienti. Il nucleare, ancora sfida del nostro millennio. Marchio di sviluppo e di progresso, di Paesi evolutamente industrializzati. Economicamente in corsa per accelerare la loro frenesia espansionistica. L’appello al presidente Obama, nell’anniversario della tragedia d’Hiroshima: nel consesso mondiale, un dialogo distruggendo armi atomiche. Il calumet della pace, per sottoscrivere unità d’intenti: nessun’arma per sterminare l’uomo, ma edificarlo e promuoverlo nel progresso. I dream…Martin Luther King. Oggi, il presidente “abbronzato”, per dirla con l’ infelice battuta del premier Berlusconi, una realtà. Crollati gli steccati dell’apartheid, un corale desiderio: la distruzione dell’atomica, ancora inseguita dai Paesi più poveri insieme agli arsenali nucleari.