A proposito di gabbie e d’ingabbiati
Inizio con la parte finale del libro di Saverio Lodato e Roberto Scarpinato dal titolo Il ritorno del Principe, edito da Chiarelettere:… Quando tra qualche anno verranno meno i trasferimenti netti dello Stato nei confronti del Mezzogiorno e quando contemporaneamente si sarà esaurito tra mille sprechi e rapine il fiume dei contributi europei, cosa accadrà? Se il Meridione dovesse essere di fatto abbandonato gradualmente al proprio destino, le mafie – quelle alte e quelle basse – avrebbero finalmente coronato l’antico sogno di riaffermare la loro totale supremazia in questa parte del Paese. Ed ecco chiaramente espresso il rischio che noi, ingabbiati del Sud, stiamo correndo. Una secessione latente, dovuta alla scomparsa della questione meridionale dagli interessi politici dei maggiori partiti e alla progressiva deriva del livello socio-economico del Sud rispetto al Nord. In questo contesto, una richiesta di differenziazione ulteriore dei salari non è altro che un’ennesima accelerazione del processo di disgregazione dell’unità nazionale. Pertanto, prima che si concretizzi “l’antico sogno” di supremazia delle mafie, bisogna correre ai ripari, ricostruendo il senso civico in questo lembo di territorio. Questo lo diciamo dopo oltre sessant’anni dall’approvazione della nostra Costituzione, esemplarmente bilanciata nei suoi contenuti ed ampiamente proiettata verso il riconoscimento dei diritti civili. Questo lo diciamo a fronte dell’alto tasso di analfabetismo di ritorno e di quello puro: una democrazia si deve fondare sulla piena consapevolezza dei cittadini relativamente a fatti importanti della vita pubblica. Eppure, il numero di stragi impunite in questo Paese testimonia quanto il Principe, questa entità superiore che sembra manovrare nell’ombra, sia ancora vigile e potente. Il solito artefatto siparietto delle marionette propinato dai vari telegiornali non può rendere il cittadino consapevole dei fatti che attengono alla vita politica nazionale. Vi è bisogno di più. Vi è bisogno che da oggi, ognuno di noi si impegni seriamente perché il sogno delle mafie non si avveri e che l’Italia resti unita e socialmente coesa.
..ora a salerno parla pure roberto de luca???
non bastavano il padre ed il fratello? siamo alla frutta!!!
Gentile Professor De Luca, mi permetto di esprimere solidarietà nei Suoi confronti. Come ben evidenzia il Suo scritto, siamo oggi di fronte ad una situazione di divisione tra nord e sud piuttosto manifesta. Se io dal nord lo posso notare e mi posso permettere il lusso di parlare apertamente dei rischi sociali che si stanno profilando nel nostro Paese, allo stesso tempo credo che per Lei non sia facile esporre le Sue considerazioni parlando dal sud. Il commento che ha ricevuto ne è una pietosa testimonianza. Ci vuole coraggio a dire quello che si pensa, esponendosi all’altrui giudizio. Non ne serve poi molto ad “dire” e poi “firmarsi” Pinco Pallino. Le divisioni esistono in tutti gli ambiti sociali, culturali e politici, ovunque vi sia l’uomo: sarebbe saggio usarle per arricchirsi.Invece le differenze le usano pochi furbi per dividere la società, i fini personali dubito siano poi così nobili. Fatta l’Italia, sono mancati gli Italiani. Qualche Italiano in giro c’è, Lei è uno di questi. Cordialmente.
Giovanna Rezzoagli
Quando il “regno delle due Sicilie”, basato economicamente su una economia di sopravvivenza, venne annesso al nascente Regno d’Italia, forse i tempi erano prematuri? O forse le diversità culturali sul modo stesso di affrontare la vita e il convivere in una Società, hanno reso prematura l’annessione al regno d’Italia? Se è vero che la Sanità siciliana costa il 30% in più della sanità lombarda, io, nativo della Sicilia e che sono stato straniero in Lombardia, non mi sento di dare torto ai lombardi che “mugugnano” sul fatto che in Sicilia si muore di “malasanità” e nel contempo la Regione incide per un 30% in più, oltre ad altri “privilegi” offerti dall’autonomia. E la regione Sicilia ha recentemente preso anche (chissà perché?) un bel pacco di soldoni …
Quando in Campania ci fu l’emergenza “monnezza” nessun comune campano voleva discariche e inceneritori. Dopo che i media ci hanno deliziato con incredibili sceneggiate, si è arrivati a spedire la monnezza in Germania a carissimo prezzo … prima che “zio Silvio” mandasse l’Esercito, ma il commentatore “pinco pallino” (che, al brillante commento, non ha neppure la faccia di sottoscriversi con nome e cognome) probabilmente pensava che la monnezza Campana andasse equamente ripartita a carico delle altre Regioni italiane. Quale la ratio? Quella di un privilegio sulle altre Regioni?
Da uomo del Sud (ma ormai straniero da sempre sia in Sicilia che in Liguria) sono sempre attentissimo a captare ed ascoltare i commenti che hanno a loro base alcune forme di “insofferenza” del Nord nei confronti del Sud. Temo che l’osservazione finale del libro segnalato dal Prof. De Luca vada considerata con la massima attenzione: via i Borboni, il regno delle due Sicilie ritornerà ad una economia di sopravvivenza e governato dai “Camorra &Mammasantissima”.
Ringrazio Giovanna Rezzoagli e Salvatore Ganci per i loro commenti.
Penso, inoltre, di comprendere la reazione di “Pinco Pallino”, scatenata, forse, da una mera questione di omonimia. Questo lettore, infatti, non ha considerato che il sottoscritto non abita a Salerno e che, pertanto, non può essere identificato con la persona che egli crede di aver individuato.
Tuttavia, resta vero il rischio che si corre oggi nell’esporsi così nettamente a favore della cultura della legalità in questo lembo di terra. Cionondimeno, una posizione chiara in ambito sociale è un dovere morale soprattutto per chi oggi opera nel campo della formazione e della cultura. Molti, purtroppo, ignorano questo richiamo della coscienza. Tanti, per giunta, hanno già venduto la loro anima al Principe, pensando che, così facendo, essi potranno mettere al sicuro la loro esistenza (e qualche privilegio!). Tutto ciò nonostante sia possibile ipotizzare che nel futuro questo territorio sarà “governato dai “Camorra & Mammasantissima”” e la vita sociale locale tornerà ad essere caratterizzata da “una economia di sopravvivenza”.
Viene allora da chiedersi a cosa sia servito il sacrificio di Carlo Pisacane e dei suoi Trecento. E viene anche da pensare che forse qualcuno non ricorda più questi eventi della storia della “nostra Nazione”. Oppure, molto più semplicemente, questi eventi saranno completamente rimossi dalla memoria collettiva, per non impedire al Principe di coronare “l’antico sogno”.