Ora di religione non multiconfessionale
Non c’è tregua. L’ ora di religione continua ad essere attaccata, ma il Ministro Gelmini, tutela con forza la confessionalità. In altri Paesi, la docenza della propria religione, non comparata ad altre. Invece nel nostro Stivale, ci s’orienta verso un discorso interculturale, comparativo tra le religioni. Non una pedagogia catechetica, quella che dovrebbe portare gli allievi a conoscere i cardi i della religione cristiana cattolica, ma un vero e proprio accentare la valenza di un messaggio per la formazione. Nel rispetto dell’individualismo interpretativo e nella libertà religiosa dei singoli. Inoltre, come le altre discipline opzionali, anche quella religiosa concorrere ai crediti. Nei giorni scorsi, il polverone in seguito alla sentenza del Tar laziale, ha lasciato amareggiati i docenti che da anni, aspettano un inquadramento della loro professionalità. L’ibrido scaturisce proprio da questo. Nel non esser ancora inquadrati nei ruoli degli altri docenti, anche se la Gelmini perora l’abolizione di docenti di serie A e B. Nei fatti permane non la piena autonomia dello Stato a riguardo di tali educatori. La Chiesa continua ad avvalersi del nulla osta attestante la validità del docente all’insegnamento. A metà dunque, tra un cammino normativo ed uno ecclesiale, in ossequio agli antichi Patti Lateranensi. Il concordato non svincola i docenti dall’egida curiale. Comunque il Ministro ha fatto un passo avanti nell’accertamento dei contenuti religiosi da trasmettere. Ha diradato la caligine che recentemente minava l’insegnamento cattolico. Quasi tacciato di pedissequa bizzocheria. La religione rimane a pieno titolo tra le discipline curriculari, ovviamente con la sua facoltà di avvalersene o meno. Ma, nella sua opzionalità, siede a pieno titolo tra le altre, anche se la valutazione permane in termini non algebrici, ma di giudizio.