Eboli: benedizione della statua di Sant’Andrea nell’omonima contrada
Dal 19 al 23 settembre i padri agostiniani porteranno le reliquie di santa Rita da Cascia alla parrocchia di santa Maria La Nova in Campagna dove si celebrerà una missione popolare per l’apertura del nuovo anno pastorale parrocchiale. Il parroco di santa Maria La Nova, don Marcello Stanzione in accordo con Don Giuseppe Guariglia, il parroco del sacro Cuore di Gesù in Eboli hanno pensato di accogliere le reliquie della Santa il 19 settembre presso la contrada san Andrea in Eboli, dove alla presenza dei sindaci dei due comuni, don Guariglia alle ore 18,00 benedirà la nuova statua dell’Apostolo Andrea posta all’inizio della contrada. Dopo la benedizione della nuova statua , la processione con le reliquie di santa Rita proseguirà per la Chiesa di santa Maria La Nova dove alle ore 19 sarà celebrata da don Giuseppe Guariglia la santa Messa. La collocazione di una grande statua dell’Apostolo Andrea, fratello di San Pietro, si presta volentieri per evocare la missione apostolica, affidatagli da Cristo e ricordata da una lapidaria frase di San Paolo : “Voi siete i miei testimoni”. E anche “Andate ed insegnate a tutte le nazioni” aveva detto Gesù. “La fede”, aggiunge San Paolo, “proviene dall’ascolto e l’ascolto è il frutto della parola di Cristo”.La testimonianza offerta da Cristo è stata totale. Il cristiano e, a maggior ragione, l’Apostolo devono essere i testimoni di Cristo e farlo conoscere per quello che è.Ma all’apostolo è chiesto qualcosa in più, egli deve parlare per istruire. Non può restare muto : gli Apostoli di Cristo, scelti da Lui per farne “i Dodici” e San Paolo, chiamato miracolosamente all’apostolato sul cammino di Damasco, l’hanno ben capito. “Noi non possiamo non parlare”, rispondevano ai loro persecutori. Il dovere della parola, dell’insegnamento è la loro funzione essenziale perché da essa deve nascere la fede e perché la fede è alla base di tutto. La strada della conversione, quella dell’apostolato, si trovano, così, nettamente tracciate e si ricongiungono. Cristo che insegna sulla montagna, sulle rive del lago di Galilea, nelle sinagoghe o lungo il cammino è “il Maestro che parla come uno che ha autorità”. Lui stesso ci dice l’origine della sua sapienza : “Tutto quello che ho appreso dal Padre che è nei cieli, è quello che vi insegno”. L’appello alla fede, nelle sue parole, nelle sue opere, così spesso ripetuto, esprime bene lo scopo dei suoi insegnamenti sul Padre celeste e degli altri insegnamenti morali relativi alla gioia, alla carità, alla dolcezza, all’umiltà ed alla penitenza. È bene ritornare su questi punti di vista così semplici, così ricchi e così fecondi del Vangelo. Si parla molto di metodi tecnici e non a torto. Occorre saper adattare un insegnamento religioso e presentarlo in funzione dei problemi attuali e delle circostanze nelle quali ci troviamo. Ma la testimonianza richiesta da Cristo, la fede da lui presentata come primo scopo dell’apostolato e della predicazione rimangono per ogni apostolo, sacerdote per prima, laico poi, una parola d’ordine del Signore da cui non sapremmo mai staccarci senza rischio di dimenticare e di disconoscere “di quale spirito noi siamo fatti”. Signore Gesù, facci comprendere tutto il tuo pensiero e tutto il nostro ruolo nell’Evangelizzazione per “l’avvento del regno di Dio” e dacci la conoscenza e l’amore “del Padre nostro che è nei cieli”.