Battipaglia: denuncia per gli antichi Casoni rossi di S.Lucia

 Elementi di spicco tra le emergenze architettoniche del nostro territorio testimonianza delle origini rurali della nostra cittadina.  I due antichi edifici realizzati dalla famiglia Doria D’Angri alla metà del XVII secolo. Si caratterizzano per essere una  villa rurale in cui sono però  riproposte le forme del palazzo urbano, costituita da due corpi rettilinei allineati lungo il fronte strada,  presentano un piano terra un primo ed un secondo piano in cui in maniera  regolare si aprono aperture al primo piano rettangolari decorate con belle cornici e al secondo ovali. Proprio il primo edificio  quello destinato all’abbattimento vista la cura dei dettagli architettonici era destinato alla residenza, mentre l’altro era destinato a funzioni meramente produttive, magazzini di stoccaggio merci, residenza della servitù. Conosciuti anche con il nome popolare di Casoni rossi di Santa Lucia, il quartiere di Battipaglia dove sono edificati, sono infatti riconoscibili ed individuabili, per il trattamento ad intonaco rosso pompeiano che ne definisce anzi ne definiva, visto il triste stato di abbandono la colorazione delle facciate. Essi  Rappresentano quindi cosi come molti altri edifici, della stessa tipologia che così come loro testimoniano la storia  dell’economia agricola del nostro territorio , trasformandola in memoria, un singolare e pregevole patrimonio da preservare e valorizzare. Non possiamo inoltre dimenticare di specificare il simbolo o meglio l’immagine ambientale che questi edifici hanno creato nel tempo , l’identità del luogo, il loro essere riconoscibili da tutti, e in tutti i livelli della popolazione immagine potentemente strutturata nel tempo, conosciuti da tutti  come i Casoni Rossi, costituiscono una delle poche identità della cittadina di Battipaglia . Costruiscono  nel loro essere immagine ambientale , identità appunto ,  il senso di appartenenza del cittadino al territorio.  Sono stati dichiarati con leggerezza e superficialità , edilizia come patrimonio storico architettonico non degno di recupero e quindi, attraverso lo strumento della conferenza dei servizi, ritenuti inutili ammennicoli, dannosi ad un precipitoso  progetto di “un’altra”  rotatoria stradale, che poteva sicuramente trovare  come deve altra e più felice soluzione, conservando il bene di interesse  storico e  risolvendo l’incrocio in cui lo stesso prospetta. La presenza , in conferenza dei servizi di un rappresentante, sicuramente poco attento, del ministero dei beni culturali , non ha bloccato l’intento nefasto, con la presente nota, si chiede , di far verificare da parte dei competenti organi del Ministero la sussistenza dell’interesse culturale del bene , ai sensi dell’art. 12 del Dlgs. n°. 42/2004 o in alternativa l’applicazione , in via cautelativa delle disposizioni previste dal CAPO II della sezione I – dal Capo III della Sezione I – dal CAPO IV del titolo I, tutela . La presente richiesta è motivata da dati oggettivi che sono di dominio pubblico ovvero, che sono perfettamente verificabili sul sito essendo i manufatti , originali , come già descritti precedentemente , testimonianze storiche della tipologia architettonica tipica della piana del Sele, cioè manufatti di grande prestigio culturale , edificati come già detto alla fine del 700 , territorialmente posti in una posizione nevralgica tra l’antico centro “ Porta di Ferro”, Santa Lucia e il complesso monastico di S.Mattia .Una delle poche  memorie di formazioni rurali del territorio cittadino , che non dovrebbero essere cancellate, ma dovrebbero invece, formare, vista la loro forza evocativa di identità del luogo   con il loro recupero e riutilizzo, elementi primari , nel ridisegno continuo della città moderna. Si precisa Inoltre che la malsana ipotesi di demolizione dei citati “Casoni Rossi” è in netto contrasto con l’art. 2 comma c) della legge regionale n°16/2004 in quanto con l’intervento non si attua alcuna “tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio attraverso la valorizzazione delle risorse paesistico –ambientali e storico culturale con “ la riqualificazione dei tessuti insediativi esistenti ……” come invece previsto quali primari obbiettivi della pianificazione territoriale e urbanistica . La presente viene inviata a tutti i soggetti indicati sul frontespizio affinché ognuno  limitatamente alla propria competenza affinché siano consapevoli del limitato grado di sensibilità culturale che una parte delle rappresentanze tecniche ed amministrative sono pervase; intervengano immediatamente nei termini di legge contro l’ennesimo atto speculativo. Alfredo De Pasquale, Giovanni Montella, Franco  Brusco, Flavio   Meola, Adolfo Rocco