Calvanico: ritorna la sagra della castagna

 Anna Maria Noia

Nei tre giorni del 16-17-18 ottobre prossimi si terrà nella località calvanicese che “vive” attorno a piazza Conforti (e non soltanto…) la fatidica ed attesa sagra della castagna. Un appuntamento con il gusto, con la gastronomia dell’antica Cluvium, appunto in quel di Calvanico, che non ha mai deluso né deluderà nessuno (uomini, donne, bambini, giovani, adulti…) per questa attuale ritualità godereccia (ma non solo…), giunta alla trentaduesima edizione in questo 2009. Un gusto unico e da scoprire: la castagna. Frutto umile e saziante, ricco di proprietà e di fibre, “tesoro” e risorsa di tutto il Sud, ma nella fattispecie la Calvanico così generosa nell’abbondare di questo vero e proprio “oro marrone” – lo definiremmo noi che scriviamo – è il reale tripudio dell’autunno crepuscolare e liminaristico che riguarda i campi e quel certo, vago sentore contadino; un momento di riscatto e di riscoperta delle antiche tradizioni, degli usi e costumi degli avi che lavoravano la terra, dei “patres” non latini, anzi: ignoranti, ma che diffondevano e tramandavano un sapere insostituibile nel mondo frenetico e frastornato, ipertecnologizzato di oggi.Il termine Calvanico deriverebbe – secondo i più – dal già citato toponimo “Cluvium” (donde la denominazione relativa al Premio di Poesia che si tiene da alcuni anni nella cittadina irnina, appunto il “Premio Cluvium”), ma alcune altre “voci”, altri studiosi e/o curiosi della cultura locale, della storia dei nostri luoghi sostengono – non senza tesi ampiamente suffragate – che la denominazione di Calvanico derivi invece dal termine dialettale “Cravanico”, come si dice nel vernacolo irnino, e che tale ulteriore nome starebbe ad indicare la “crava”, in arberesche o serbo-croato (slavo o indoeuropeo) significante l’insieme dei “detriti” ammassati dall’acqua, quale anche il nome “Gravina” (di Puglia) oppure un “vallone” (come d’altronde Sava di Baronissi, frazione di quest’altra cittadina della Valle). A questo punto è opportuno un breve excursus topologico: anche altre zone del nostro territorio, o per lo meno del comprensorio della Valle dell’Irno – comprese Calvanico e Mercato S. Severino – sono sì di derivazione romana, basti pensare ai prediali cioè alle terre assegnate ai “veterani” che finiscono col suffisso “-ano” (come Fisciano, Bolano, Gaiano, Pizzolano…) ma poi i Bizantini prima e i Longobardi poi si sono in un certo senso “sbizzarriti” nel dare nome a tutte le zone da essi conquistate: “Galdo”, come “Piazza del Galdo” o “Galdo di Carifi”, zone del Sanseverinese comunemente chiamate “O’ Vàvero” in napoletano derivano dal termine longobardo (appunto…) “Wald” ossia: “bosco” o meglio “avamposto militare”; così come sono longobarde le zone di Sala Consilina, di Sala, di Salella. La cosiddetta “Sala” era il luogo di vita politica e anche il posto in cui si amministrava la giustizia presso i Longobardi; un altro nome vernacolare che usiamo ancora oggi parlando tra noi e non sapendo che deriva – anch’esso – dall’idioma longobardo penetrato nei nostri discorsi è “ai Màndani”; poi la frazione fiscianese di Canfora deriva il suo toponimo dalla “kanfra”, una sorta di focaccia contadina.Dopo il nostro “solito” volo pindarico, rieccoci alla “notizia” (?) di questi giorni: lo svolgimento della sagra della castagna, comune a tutte le zone piene di castagneti, ma anche di boschi, di foreste: ne costituiscono un esempio le cittadine di S. Cipriano Picentino (vicino Calvanico), di Montella e altri luoghi; anche qui, come a Calvanico, si sente la crisi, la recessione. Tuttavia, in queste zone si può dire ci sia più partecipazione di pubblico ma anche – forse – più organizzazione e soprattutto più voglia di fare, più interesse.Tra le specialità e le leccornie che si possono assaggiare a Calvanico – non soltanto dolci ma anche altri generi alimentari tipo panini con salsicce, genuini in quanto “locali” e così via – ricordiamo di questa “regina” delle nostre serate (ottobrate) di autunno: le caldarroste locali, gratis come il vino; i calzoncelli dolci (con la farina di castagne si possono però preparare anche ravioli salati); cassata di castagna; crostata di castagna; cannoli ricotta e castagna; torta di castagna; tronchetti, lagane, pasta con castagne grattugiate e altre specialità. Calvanico organizza però anche la solitamente affollata “Festa del Boscaiolo”, generalmente in agosto, stavolta in località “Scalelle”; sempre protagonisti di questa sagra sono i piatti tipici, i prodotti locali. Dopo i festeggiamenti di luglio, dedicati a S. Gerardo Maiella, ad agosto si possono quindi degustare, godendo dell’aria pura e dell’acqua fresca nonché della pace e del silenzio, della quiete di tale luogo, specialità rigorosamente della zona, come le pappardelle ai porcini, le penne alla boscaiola, il “panino do’ cravunàro” (con patate nostrane e i funghi porcini provenienti dalle montagne calvanicensi) e così via.Negli ultimi anni, soprattutto grazie a delle benemerite associazioni e a sodalizi quali “Amici di Calvanico” con pure altre realtà, si sono approntate iniziative collaterali al “mero” (seppur utile, particolarmente parlando di economia e di risorse del territorio) momento conviviale e “mangereccio”: vi si contano infatti le “passeggiate del boscaiolo”, sorta di visite guidate per i boschi di cui la zona è ricca, a cura dell’associazione “Luci dell’Irno”; mostre fotografiche ed esposizioni di antichi utensili contadini e altro. Ed eccoci ad ottobre, con la sagra più caratteristica dell’autunno. Interessiamoci quindi di più del nostro patrimonio gastronomico e socioculturale nonché ambientale. Quale migliore occasione perciò – tornando (nuovamente) a noi – per recuperare i sapori e le origini antiche e mai soppiantate delle zone del nostro territorio che quello di andare a scoprire le “sorprese” della ottobrina sagra della castagna in quel di Calvanico?

 

 

Un pensiero su “Calvanico: ritorna la sagra della castagna

  1. Sono nata a Calvanico molto tempo fa e risiedo a Milano.La mia anagrafe registra quattro volte i “ventanni” Navigando su Internet ho scoperto un paese pulsante di vita e di attività socioculturali. Ai miei tempi c’era solo una scuola,quella elementare di cui mia madre era l’unica maestra per tutte e cinque le classi.Sto parlando della mitica Teresa Conforti n. Pascali. C’è ancora qualcuno che ne abbia sentito parlare? Personalmente collaboro ad una rivista culturale
    on line: ilsipariobari.it .Vorrei comunicare con tutte le associazioni culturali del paese.Prego la redazione di”Dentro Salerno”di aiutarmi in tal senso.

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