I fans…di Peppone!

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Giovani lontani dalla politica? Ancora speranzosi di futuro!La penna umoristica di Giuseppe Guareschi, immortala nel 1943, Brescello. La lotta intestina tra l’energico Don Camillo, prete tutt’altro che serafico in ardore ed il leader politico del paesello: Peppone. Il corpulento sindaco, in una dinamica tenzone tra Chiesa e Stato. Comune e sacrestia. Don Camillo, con i suoi pugni, Peppone con la sua clac. Gente alla spicciola, che senza mezzi termini, gli scodinzola dietro perchè rappresenta  il potere. Occasione, per sentirsi qualcuno. Ottenere favoritismi. Sfoggiare arie boriose dinanzi al comun volgo! Saccente ignoranza, commista a protagonismo, note della squadra comunale, dettanti legge in paese. Guareschi, dopo aver posto la sua penna a servizio di tanti e  le glorie letterarie del best seller, col suo decesso novera pochi uomini illustri dietro la sua bara. Ma il sasso nello stagno, lanciato. Stigmatizzati i rivoli della politica, affidata all’ignorante Peppone, che addirittura si ritrova proiettato nelle alte sfere della Madre Russia. Abituato a sentirsi qualcuno tra i suoi, in un grosso apparato, anche se quello del partito in cui crede, rischia d’essere annientato dall’incuria. Ciò lo spaventa. I suoi fedelissimi, lo marcano. Finchè è in sella. Ai loro occhi, il capo detta ordini da eseguire, senza discutere. Quegli stessi compagni che contraddistinguono la falange amicale, opportunistica, giacchè il vento è in poppa. Come per coloro che o perchè baciati dalla buona sorte o perchè talmente scaltri da riuscire ad ottenere ad ogni mezzo, riescono a raggiungere un ruolo politico. Non solo sindaci! Uno scanno dalla cui altezza, eletti, immortali, si sentono di poter dettare il bello ed il cattivo tempo. In un andirivieni tra trono ed altare, Brescello. La squadra di servi sciocchi, non abbandona Peppone: lui, il capo! Ma quando il vento non soffia più dalla sua parte, quella stessa clac “fedele” che l’ha scortato in ogni luogo, pavoneggiandosi sotto l’occhio pubblico, d’andare a zonzo con il potere, si dilegua. Transita sotto altro padrone. La politica di Brescello, riflette ancora oggi il quotidiano. I giovani, lontani dalla politica, a Brescello, perchè guardano lontano. Al futuro, compreso il figlio di Peppone, che sceglie la strada del cuore al di là delle regole “sovietiche”, optando per i sentimenti al posto dei freddi calcoli paterni. La politica attuale, con il potere a spasso, spesso tutt’altro che all’altezza del ruolo che riveste, in odore clientelare, come può attirare i sogni dei giovani?