Mettersi in ascolto della società
Giuseppe Lembo
Non giova a nessuno mettere il silenziatore; non giova a nessuno fingere di essere sordi, per non ascoltare la voce degli altri. È, invece, di grande importanza, il saper ascoltare la voce degli altri, di tutti gli altri, compreso quella di chi da sempre la storia ha considerato i “senza voce”.L’umanità è cambiata; rivendica un protagonismo senza esclusione. Tutti devono essere attivamente partecipi della società sia essa locale che nazionale o in senso allargato e senza confini, enormemente grande che è la società-mondo. Il silenzio è un grave danno; non permette di partecipare e di contribuire a determinare le sorti sia micro che macro della società, compreso la società senza confini, ossia la società-mondo. L’uomo del nostro tempo, deve riappropriarsi di un mondo nuovo dello stare insieme agli altri. Non può vivere da indifferente; né può far finta di niente per tutto quanto nel bene e nel male succede nel mondo. L’uomo del nostro tempo deve riappropriarsi di un modo nuovo dello stare insieme agli altri. Non può vivere da indifferente; non può far finta di niente per tutto quanto nel bene e nel male succede nel mondo. L’uomo del nostro tempo deve, soprattutto, mettersi in ascolto della società e da protagonista condividerne il cammino. Camminando insieme, praticando l’ascolto degli altri, si può costruire un mondo nuovo; si può costruire una nuova civiltà; si può costruire la casa comune dell’uomo e del suo essere felice sulla Terra, oggi in molte sue parti ferita a morte, affamata e macchiata dall’abbondante sangue degli innocenti. È importante mettersi in ascolto della società. Non serve, non giova a nessuno far finta di niente, mettere la propria testa nel vuoto del nulla e rifiutarsi di ascoltare la voce disperata di un mondo disperato che cerca conforto nel dialogo con l’altro, nel sapere ascoltare l’altro. Il silenzio, una costante del nostro tempo, purtroppo uccide. L’uomo di silenzio muore; nel silenzio non sa pensare al proprio futuro. Dialogando con gli altri, mettendo a confronto le proprie idee con le idee degli altri, in un percorso di insieme, è possibile pensare al proprio futuro ed al futuro degli altri. Voltarsi dall’altra parte, far finta di niente, oltre ad essere poco opportuno, è assolutamente indegno. Mettersi in ascolto della società, significa sapersi appropriare di quei temi etici purtroppo messi da parte dai più ed in più parti del mondo, soprattutto da quel mondo dove dominano gli egoismi del benessere e della divinità dell’ego tutta protesa al godimento dei piaceri del mondo, visti come la più importante fonte di realizzazione di sé.In questi scenari non c’è posto per lo stare insieme solidale; prevale la disumanizzazione, una costante del nostro tempo che trova la sua migliore identità ed appartenenza non nel vivere umano ma nella piazza televisiva, nella piazza mediatica indecentemente protesa ad ascoltare il fanatismo, l’irreale, a totale danno della vita umana. Nel mondo i deboli, gli emarginati, gli affamati non hanno voce per difendere il diritto alla vita. Come sempre, dalla nascita alla morte (per alcuni nei primi anni di vita), si tratta di masse silenziose, dei senza diritti che devono subire tutto da chi è naturalmente diverso perché ha e sa di più; perché appartiene a quella razza superiore che ha la pretesa di governare il corso della vita sulla Terra, decidendo anche il destino degli altri. C’è nel mondo un volto umano? Dove sarà? A chi appartiene?È un dovere mettersi in ascolto soprattutto dalla parte più debole e fragile della società; quella parte povera, debole culturalmente e priva di protagonismo sociale necessario per costruirsi una vita migliore. Di questa società di emarginati fanno parte anche gli immigrati che, senza una appartenenza precisa, da sradicati vivono drammaticamente la loro vita nella più generale indifferenza ed in una condizione di tragica teatralità, in un ruolo di profonda solitudine, pur stando insieme ali altri. Il protagonismo stupido ed arrogante degli indifferenti che vivono nel benessere, non permette di capire che il protagonismo del dolore e della miseria ha bisogno di aiuto, di solidarietà e non d’inumana indifferenza. Basta con il riflesso di una paura collettiva dell’uno verso l’altro! È una grande piaga dell’umanità; va eliminata per quel mondo nuovo verso il quale si deve guardare, mettendosi in ascolto della società. Purtroppo siamo in presenza di un segno sempre più marcato di un generale imbarbarimento. Siamo di fronte ad un mondo immane che considera naturale far venire al mondo creature sofferenti, il frutto di una storica debolezza sociale fatta di miseria e di una grande povertà culturale e sociale.Oggi il mondo è sordo; non ha interesse a mettersi in ascolto della società. Fingendo di non sapere degli altri, può meglio coltivare i propri egoismi e sentirsi realizzato anche se il costo del proprio piacere interessato è quello della sofferenza altrui.