Monte San Giacomo: la strada e la casa nel Parco
Nelle precedenti due puntate di questa inchiesta mi sono intrattenuto sul caso con considerazioni di carattere generale e di cronaca del processo. Processo che si annuncia ancora molto lungo ed insidioso per tutti i suoi protagonisti. All’inizio di questa terza puntata devo, però, premettere un fatto fondamentale che, a torto o ragione, mi è parso di cogliere nell’economia del processo dopo aver assistito (nell’ottica del dovere giornalistico) alle udienze del 25 settembre e 9 ottobre scorsi. Il collegio degli avvocati che rappresenta la parte civile mi sembra molto ben ispirato e preparato a chiarire ai giudici i passaggi decisivi della complessa vicenda ed a controbattere le mosse difensive pur messe in atto dagli avvocati degli imputati. Dico questo perché in ogni aula di tribunale un attento osservatore deve immediatamente capire qual è l’aria che spira; in altri termini, per essere più chiaro, si avverte subito da che parte c’è maggiore convinzione, partecipazione e slancio sia nell’accusare che nel difendere ed anche, perché no, nel decidere. Due elementi, in particolare, mi hanno colpito. Il primo riguarda l’ammissione della costituzione di parte civile a favore del “Comitato 18 agosto 2006”. Il secondo, molto più sottile, attiene la formulazione del capo d’accusa di falso a carico di Vincenzo Cardamone (ed altri), falso che sinceramente non trova precisi e solidi radicamenti negli atti, se non in una visione generalizzata dell’intera vicenda alla stregua di un “minority-report”, che i difensori degli imputati non sono riusciti a far cadere sotto i colpi delle loro arringhe. Questi due elementi hanno, poi, consentito al GUP dr. Luciano Di Transo di rinviare a giudizio i sette imputati e di disporre che il processo venga celebrato “in collegio”, cioè dinnanzi ad una corte composta da tre giudici togati, fissando la prima udienza per la data del 7 gennaio 2010. E qui viene fuori la prima diversità in quanto per questa vicenda esiste un altro filone processuale (quello inerente la strada sul suolo demaniale…prossima udienza il 14 dicembre 2009) che ha dato vita ad un dibattimento dinnanzi ad un giudice monocratico. Se sul piano virtuale apparentemente non dovrebbe cambiare nulla, tre giudici da una parte e un giudice dall’altra sempre giudici togati sono, sul piano sostanziale invece ecco profilarsi la novità. Per ragioni organizzative dell’ufficio giudiziario le udienze collegiali vengono condotte sempre e in prima persona dal presidente del tribunale dr. Luciano Santoro, magistrato di vaglia, di lungo corso, di specchiata moralità e professionalità. Quindi assoluta garanzia per tutti, in primis per gli imputati. Ma c’è un piccolo elemento che probabilmente il collegio difensivo non ha valutato nella giusta misura. Mi riferisco alla polemica scaraventata sul tavolo processuale dal Codacons di Sala Consilina con il comunicato datato 23.5.2009 nel quale si legge: “…Tuttavia, un ennesimo colpo di scena blocca adesso il nuovo processo. Infatti, sembrerebbe che, per via di un accordo dell’ultima ora tra il presidente del tribunale e il presidente dell’ordine forense …i processi per reati ambientali ed edilizi non possono svolgersi al cospetto di un GOT qual è il dr. Russillo … Tale decisione ci lascia sconcertati…”. Guarda caso, il presidente del tribunale è il Dr. Santoro che dovrà presiedere il collegio giudicante e il presidente dell’ordine forense è l’avv. Giuseppe D’Aniello che è uno dei difensori dei principali imputati. Quella del Codacons a prima vista può anche apparire solo come una insinuazione di bassa lega e basta; ma a ben vedere la precisazione fatta in tempi non sospetti fa verosimilmente pensare ad una articolata costruzione che sul piano squisitamente legale potrebbe avere ricadute addirittura sul collegio giudicante, almeno nell’immaginario collettivo. Senza ovviamente intaccare la riconosciuta professionalità e trasparenza del Presidente del Collegio. Ma qui parliamo, invero, di un processo che in maniera sostanziale avrà chiaramente delle ripercussioni su tutti gli altri processi in materia di reati ambientali incardinati in quel Tribunale ma anche in altri distretti giudiziari. Per oggi mi fermo qui. Dalla prossima puntata ripercorrerò, seguendo la varie fasi temporali, l’intera vicenda.
Invito il sig.Aldo Bianchini a recarsi presso il Comune di Monte San Giacomo per constatare se da agosto 2006 (mese che in cui si è costituito il Comitato 18 Agosto)ci sono stati scempi e abusi nel nostro territorio.Distinti saluti dal Presidente del Comitato 18 Agosto 2006.