Acquisti col “No Iva Day”?
In America già realtà e accompagnata dalla detassazione delle tredicesime fa schizzare i consumi
Come superare il calo dei Consumi? Gli acquisti non decollano e i commercianti iniziano seriamente a preoccuparsi . I loro lamenti non fanno più notizie e nessuno dei nostri amministratori sembra preoccuparsene . Colpa della lunga scia del vento di crisi economica che ha soffiato impietoso lungo l’intero anno e che minaccia ancora un appendice dagli effetti a dir poco devastanti. Un Black Friday che di …nero… ha solo il nome. In america, in piena era Obama , invece, gli esercenti attività commerciali tornano velatamente a sorridere confidando su un ombrato ottimismo complice gli ultimi report sull’economia americana che segnano finalmente il ritorno della locomotiva a stelle e strisce rosse e blu nell’area positiva dopo lunghi stazionamenti in aree rosso fuoco: la panacea di questa loro cauta ripresa economica si chiama “ black Friday”, un termine tipicamente americano , spesso utilizzato per altri fini: quelli dell’analisi della debacle degli indici di borsa e dei suoi ridondanti effetti in termini soprattutto di capitalizzazioni di miliardari guadagni di grosse holding bruciati in poche ore di seduta … Nulla di tutto ciò: il venerdì nero o black Friday è ora sinonimo di shopping, una nuova filosofia di accaparrarsi di “tutto e di più” al prezzo migliore e rigorosamente scontato : il tutto ammorbidito da un vantaggio statale i cui effetti fanno stropicciare gli occhi all’utenza. con il black friday …..l’IVA è come se giocasse a nascondino con il consumatore. L’Iva , per intenderci, scompare se pur per poche ore e poi ricompare con tutta la sua prepotenza e ingordigia …nella sua funzione tradizionale. Allora visto che in America è un successo , perché non importare il black Friday sull’Iva? Per non fare spudoratamente un “copia e incolla” dagli Usa, si potrebbe pensare di spostare il giorno “scontato iva ” al sabato ( ora al venerdì, per l’appunto) , magari quello che ricade nell’ultimo del mese, cioè quando i quattrini in tasca latitano e quei pochi rimasti soffrono di solitudine ? Non si esclude l’ipotesi opposta : agevolare gli acquisti col sistema americano a inizio mese, quando invece i soldi sono più animati e fanno gruppo con tanta voglia di uscire dalla tasche dei loro legittimi proprietari. Al Governo il compito di scegliere la data dell’Iva no day. Decida il nostro governo sulla data, ma l’importante è decidere qualcosa, perché poi basta niente per convincere gli italiani a fare shopping con i commercianti felici a vendere a prezzi scontati eliminando in quel giorno il costo dell’Iva dai prodotti. A conti fatti ogni bene costerebbe in media i1 20% in meno.
Sarebbe, forse, il caso di prevedere un “no Iva day” ogni mese: immaginiamoci che ribassi ci sarebbero anche da noi l’ultimo sabato di gennaio, a saldi già avviati : praticamente si pagherebbe la metà della metà. Per rendere l’idea un capo di abbigliamento pari a € 10, con l’iva nascosta arriverebbe a costare € 8,33 e uno sconto minimo del 40% … porta il medesimo capo pari a € 5…. senza considerare il godimento dei consumatori!Un super incentivo per muovere l’economia. Il costo allo Stato?Due/ tre numeri per capirci. L’incasso Iva giornaliero si aggira intorno ai 280 milioni€. Praticamente 12 giorni senza Iva toglierebbero allo Stato 3,2 miliardi di gettito. Un bel buco, sì, che però potrebbe essere coperto da un parallelo aumento dell’Ires, cioè l’imposta sui redditi d’impresa. L’effetto domino è semplice: prezzi più bassi, più consumi , più incassi per i negozianti, più reddito, più imponibile, più Ires. In base ai dati attuali un aumento del 20% dell’imponibile Ires corrisponde a un maggior incasso di 1,1 miliardi in più per l’Erario. Insomma il buco si restringerebbe a due miliardi. Ma vogliamo parlare di tutti gli euro che incassa lo Stato dai giochi? Le ultime analisi certificano in 5 miliardi l’anno l’incasso da tale fonte. Dove vanno a finire? A quali capitoli di spesa del bilancio statale sono correlati? Non è dato sapere … Basta guardarsi un po’ indietro andando non molto lontano nel tempo: appena tre anni fa non c’era tutto questo gettito…e saremmo tanto curiosi di conoscere il correlato capitolo di spesa del bilancio statale Con tale proposta – che apparirebbe irrealizzabile e fuori da ogni razionale ragionamento – non siamo poi fuori dagli ambiti normativi già introdotti con la legge nr 80/2003 dal governo Berlusconi.Rammentiamo: LEGGE 7 aprile 2003, n. 80
Delega al Governo per la riforma del sistema fiscale statale.
ART. 5. (Imposta sul valore aggiunto).
1 . La riforma dell’imposta sul valore aggiunto si articola, sulla base dello standard comunitario, secondo i seguenti principi e criteri direttivi: ……omissis h) previsione di norme che consentano, nel rispetto dei principi di semplicità, trasparenza ed efficienza e nel rispetto dei vincoli comunitari, di escludere dalla base imponibile dell’imposta sul valore aggiunto e da ogni altra forma di imposizione a carico del soggetto passivo la quota del corrispettivo destinato dal consumatore finale a finalità etiche, in base ai seguenti principi: 1) la destinazione della quota del corrispettivo a finalità etiche può essere stabilita facoltativamente dal consumatore finale sulla base delle indicazioni fornite, al momento dell’effettuazione dell’operazione, dal soggetto passivo; 2) l’entità massima della quota del corrispettivo ammesso è stabilita ogni anno con la legge finanziaria per l’anno successivo, compatibilmente con i saldi della finanza pubblica;
In quest’ultimo caso, però, l’iva risparmiata dallo stato per precise scelte del consumatore finale erano destinate a rimpinguare fondi per finalità etiche … Erano però altri tempi dove non si avvertiva la psicosi generale di quella diffusa percezione del declino che pervade oggi la nostra società perché l’economia continua ad arrancare. Per cronaca occorre prendere atto che l’articolo 5 lettera h della legge 80/2003 non è mai entrato in vigore : i provvedimenti che agevolino la ripresa economica però non possono e non devono più attendere o limitarsi in zone compiacenti a questo o quel ministro ( scontata l’alluzione allo sturt-up delle 22 zone franche urbane – tra cui le 3 zone campane individuate nelle città di Napoli, mondragrone, e torre annunziata- che partiranno il 1 gennaio 2010 accompagnate nel loro percorso dal concetto di fisco frendly ….niente fisco per 5 anni. La posta in gioco è alta e con essa anche la fiducia, la credibilità e fedeltà dei cittadini verso le istituzioni che al momento ……latitatano !