L’orsacchiotto e il gattino

Giovanna Rezzoagli

Un orsacchiotto di peluche, vecchio ma in buone condizioni, con due biglie nere di vetro al posto degli occhi, era morbido e caldo. Non aveva un nome, la bimba che ogni tanto lo stringeva tra le braccia lo chiamava semplicemente “Orso”. Quella bimba amava tanto gli animali, per questo le piaceva il vecchio orso, mentre aveva paura delle bambole e dei bambolotti, con i loro statici sorrisi ed i loro occhi ciechi. Questo vecchio peluche era , ed è ancora, sistemato in un angolo della camera in cui all’epoca dormiva quella bimba, seduto su di una piccola sedia fatta su misura. Per venti lunghi anni, l’orsacchiotto è rimasto nel suo angolino. Nel frattempo la bimba che lo accarezzava si è trasformata in una giovane donna, che col tempo ha imparato ad amare sempre di più gli animali, specialmente quelli che gli altri buttavano via . Un giorno la giovane donna raccolse due gattini molto piccoli. Il suo cuore pianse lacrime di rabbia ed di dolore nel vedere che alle povere creature erano state bucate le pupille, che qualche individuo aveva accecato volontariamente le due bestiole. Il veterinario, dopo aver visitato i due cuccioli, guardò la giovane donne e le disse che avrebbe dovuto sopprimere i gattini, perché sarebbe stato impossibile trovare casa a due gatti ciechi. La giovane donna non rispose, sorrise e si fece prescrivere le medicine per i due piccoli. Per lunghi giorni li curo e si prese cura di loro, nutrendoli e carezzandoli con amore. Lentamente le ferite agli occhi  si chiusero, lasciandoli in grado di percepire ombre sfumate e poco più. Maurizio e Bianchino vivevano adesso nella casa della giovane donna, erano amati e protetti. Bianchino aveva preso l’abitudine di accoccolarsi vicino al vecchio orso della sua nuova padrona, trascorrendo lunghe ore di sonno al tepore del peluche. Bianchino era molto più piccolo e tanto più debole del suo gemello, e, un giorno triste si ammalò. A nulla valsero le medicine e le cure che la giovane donna non gli faceva mancare, una fredda sera d’autunno la signora di nero vestita raccolse l’ultimo respiro del cucciolo e la vita di Bianchino si spense. Appoggiato al suo peluche, accarezzato dalla giovane donna che lo aveva amato. Oggi il vecchio orso è ancora al suo posto, Bianchino è rivissuto proprio stasera nel ricordo di colei che, tanti anni fa, gli ha voluto bene. E stasera mi chiedo come sarà stata la vita di coloro che bucarono gli occhi a Bianchino per puro divertimento. Spero che lui sia in un luogo migliore di quello in cui ha vissuto la sua breve vita. Spero che loro abbiano avuto modo di cogliere i frutti della cattiveria che nei loro animi aveva piantato solide radici.