Baby-clone strenna natalizia

di Rita Occidente Lupo

Adozione sempre più lenta nel nostro Paese. A tal punto da frustrare gli adulti, tanto da farli giocare …con le bambole. In vinile pregiato o ceramit, simili alla pelle di un bambino. Una moda ormai che impazza in Capitale e che intende regalare questo Natale. A tanti genitori, orfani di prole. A scelta, bebè clonati, ben infiocchettati sotto l’abete natalizio. Pronti per essere scartati, da coppie che ne hanno fatto regolare richiesta a Babbo Natale. Figli artificiali, resi a tal punto somiglianti alla realtà, da apparire quasi di carne ed ossa. Una strenna che ha un  costo di migliaia d’euro, ma che compensa il desiderio inappagato. Un giocattolo, non si direbbe vista la spiccata somiglianza con gli autentici neonati. Molte coppie, amano sfornare “la moda del momento” in occasioni speciali, senza rivelare ad alcuno di avere “l’ultimo nato” in casa da tempo. Già dal precedente anno, la tendenza dei figli artificiali, imposta, ma quest’anno notevolmente incrementata. Le richieste massicce, allertano le case produttrici, temendo di non poterle appagare per tempo. Addirittura alcuni portano fotografie di pargoli, che intendono ricevere imitati. Con tanto di fossette sulle guance, pelle raggrinzita nei punti giusti ed a volte, perfino con il cordone ombelicale ancora da recidere. Un giocattolo clone, che mette in discussione la stessa autenticità dei soggetti. Un capiente pacco postale, contenitore per l’atteso dono che, al di là del becco della cicogna e del cesto di vimini ben cellophanato, giunge a destinazione con tanto di contrassegno per le debite spese postali. La commissione in rete, ugualmente appagata!

Un pensiero su “Baby-clone strenna natalizia

  1. Calvanico: Natale 1935

    II “sylos” delle castagne brulica di gente come da tempo non si vedeva.
    E’ un termitaio di uomini, donne e bambini intenti a dare un senso all’ attesa , a mimetizzare curiosità e devozione dietro un’ allegria discreta e contenuta.
    Come sempre , quando la porta si schiude, nella stanza scorre un silenzio improvviso. Fuori, il tramonto rimane isolato come il turbinio soffice della neve sui tetti delle case. Allora il nonno, sorridendo come se dovesse annunciare “la lieta novella” va a situarsi accanto alla tenda che copre una grande parte della stanza.
    Lo capirebbe anche un miscredente che quella tenda nasconde un presepe.
    Infatti. Mentre un suono di zampogne si sprigiona, lento e disteso intorno a noi, un fiotto di luce concentrica investe uno scenario pigramente adagiato nella pace della notte.
    Ma non basta, dopo il tempo necessario, per ammirare tutti i particolari, il paesaggio si anima.
    Le acque del ruscello scendono lentamente a valle, le pale del mulino girano come se fossero sospinte dal vento, i Re Magi scandiscono un passo ad ogni secondo. Nella capanna, sull’aureola degli angeli e nelle casupole si accende una miriade di scintille luminose.
    Tutti, come Alice nel paese delle meraviglie, hanno sguardi carichi di stupore, aggrappati alle luci del Presepe.
    Seguono: la cerimonia religiosa, la consegna delle paghe agli operai, i doni ai bambini e, per tutti, dolci e vino moscato a volontà .
    Intanto il rosso del tramonto si e fatto grigio, poi color cobalto ed e finito in un nero intenso punteggiato di stelle. Ma e tempo ormai di prepararsi per la Messa di mezzanotte. I bambini passano dagli abiti di flanella a quelli di lana e finiscono imbacuccati in cappottini di pelliccia o mantelle con il cappuccio, per ripararsi dal freddo .Con orgoglio, ma anche con grazia, si lasciano prendere per mano mentre reggono nell’ altra una piccola lanterna accesa.
    Lentamente, il corteo esce dall’ abitato, imbocca la strada maestra che porta alla Chiesa Madre, lasciando le case buie e silenziose sulla destra.
    La Chiesa Madre non sembra una Cattedrale, non traspira austerità e nemmeno appaga la vista con un’ architettura in stile gotico. E’ una chiesa umilmente antica, situata in cima alla strada maestra come un piccolo santuario.
    Silenzioso, quanta basta per non contaminare la solennità del momento, il corteo si raccoglie sul Sagrato.
    Le timide fiammelle delle lanterne squarciano le tenebre mentre il respiro di tutti si condensa in nuvolette di vapore impalpabili, come l’aria gelida che ci avvolge. Ma quando si varca il Portale, persino le pareti del tempio, tappezzate di “exvoto”, pulsano di luce natalizia. Sul Presepe che occupa quasi tutta la navata centrale, la Stella Cometa puntella un cielo al limite di un azzurro che non si decide a diventare nero.
    Intanto le panche si riempiono di fedeli che bisbigliano le loro preghiere con devota e sincera umiltà.
    Allora il parroco, seguito da uno stuolo di chierichetti, entra dalla porta centrale e, lentamente, procede verso l’altare. Nuvole d’incenso coprono la luce delle candele, le voci bianche del coro intonano l’ inno di Betlemme e tutti ascoltano concentrati e rapiti come se fossero in “trance”. Tanto vicini all’ armonia universale da sembrare un gruppo di fedeli che, avendo chiesto una grazia , l’ abbiano ricevuta nel giorno della nascita del Signore.
    Dopo il raccoglimento mistico durante la cerimonia, il rientro a casa e festoso e animato.
    I primi ad uscire sulla strada sono i bambini che, svelti svelti, s’infilano tra i gruppi come se fossero spinti dall’ impellente necessita di arrivare a casa.
    L’aria e fredda e i tetti sono candidi come la strada, coperta da un soffice manto di neve, bordata da un lattiginoso chiarore, la luna,splende alta nel cielo.
    L’ultima tappa del percorso e la piazza centrale del paese, a pochi passi dalla nostra casa. II portone in legno massiccio e spalancato come il cancello in ferro battuto davanti al patio con le sue aiuole cariche di stelle di Natale e l’ albero di loti, al centro .
    L’ha piantato il nonno quell’ albero, prima ancora che fosse costruita la casa, quando, divorato dalla nostalgia, era tornato nella sua terra, lasciando per sempre l’ America.
    Come un Nume tutelare, s’innalza al centro del patio che si affaccia su boschetti di noccioli e poderi coltivati, degradanti fino all’ orizzonte.
    Simili a lucciole tra i cespugli, picco le luci lampeggiano tra le foglie e sul ramo pili alto campeggia la Stella Con1eta.
    Intanto, dal camino della sala da pranzo si sprigiona il profumo delle bucce dei mandarini, sbriciolate sui ciocchi ardenti.
    C’ era da giurarlo: anche il lungo tavolo di frassino scuro, circondato dalle sedie , trabocca di pacchi, graziosamente infiocchettati .
    Dentro la casa scorre un silenzio carico di attesa.
    In piedi, accanto al tavolo, il nonno ostenta uno dei suoi comportamenti da clima natalizio. Adeguatamente concentrato, non parla ma accenna un sorriso, con uno sguardo pieno di benevola complicità.
    Naturalmente regge tra le mani la scatola delle stelle filanti e delle candele che saranno accese davanti al Presepe ottocentesco, situato nella veranda del primo piano della casa. E, quando tutti sono pronti, inizia il giro di tutte le stanze.
    I nonno guida il corteo, reggendo delicatamente tra le mani la statuina del Bambino Gesù e tutti insieme cantiamo l’Inno di
    Betlemme. Segue la preghiera, davanti alla Grotta e, per finire in letizia, si accendono le stelle filanti.
    Domani ci sveglierà il dolce suono delle zampogne. Domani l’ austerità della cerimonia sarà infranta.
    Domani , la casa si riempirà di luci, di sussurri e di allegria.
    Allora diventerà una” Babele” di gente tutta in movimento e un Paradiso di entusiasmi perche ,domani, e il giorno del Santo Natale.

    Micondi

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