Edoardo Agnelli: l’ultima verità (2)
Aldo Bianchini
La vicenda giudiziaria salernitana che riguarda il defunto Edoardo Agnelli scatta ufficialmente il giorno 22 febbraio del 1994. Ma già prima di detta inchiesta la stella di Edoardo, unico erede maschio dell’Avvocato, si era ampiamente offuscata agli occhi del padre per via delle tante scelte fatte dal giovane e considerate sbagliate dalla famiglia più potente d’Italia. A cominciare dal 1974 quando, appena ventenne, Edoardo decise di abbracciare l’islam contro il parere di tutti. Poi c’era stata la mai completamente chiarita “vicenda keniota” per il fermo operato dalla polizia locale di Malindi contro l’erede Agnelli; trattenuto per qualche giorno, la notizia fece rapidamente il giro del mondo in quanto la pesante accusa di detenzione di sostanze stupefacenti impressionò tutti. Poi, come spesso accade per i fatti della famiglia Agnelli, il silenzio ovattato calò sulla persona di Edoardo facendone perdere addirittura le tracce fino alla mattina del 22 febbraio 1994 quando la procura della Repubblica di Salerno, a seguito di diverse intercettazioni telefoniche svela che nell’ambito di una maxi inchiesta sulla mafia internazionale è venuto fuori il nome del giovane Edoardo Agnelli. Le agenzie di tutta Europa e forse di mezzo mondo battono rapidamente la clamorosa notizia della Procura di Salerno, e per essa i due magistrati Alfredo Greco e Marcello Rescigno vengono proiettati al centro dell’attenzione planetaria. Si parla di un notissimo medico, il prof. Maurizio Graziani, che è medico della famiglia Agnelli, della famiglia De Benedetti e anche dei principi Grimaldi di Montecarlo; ma si parla addirittura di Joe Gambino (potente mafioso di New Jork) e dell’inafferrabile Niki Niki che qualcuno indica come il vero capo mafioso di tutti i tempi. Era il 22 febbraio 1994, e da Salerno partono ventuno richieste di arresto in carcere tra cui anche quella per il prof. Graziani che viene tradotto da Torino a Salerno in schiavettoni. Connessioni e collusioni eclatanti, una sorta di associazione per delinquere per la gestione di capitali illeciti ammontanti a centinaia di miliardi di lire, questa l’accusa principale avvalorata dal sequestro di bot e cct falsi a gente come i Fabbrocino, i Cortinovis e i Vandelli già coinvolti in altri crack finanziari. Centinaia le intercettazioni ambientali e telefoniche; i linguaggi criptati e le barriere omertose non avevano comunque fermato il duro lavoro di Greco e Rescigno che, probabilmente, erano venuti a capo di una delle più grosse e complicate inchieste della storia giudiziaria del distretto salernitano. Nel corso delle lunghe telefonate intercettate si parla di un tavolo operativo a New Jork con sette persone in riunione, tra queste probabilmente il prof. Graziani che secondo i confidenti avrebbe dovuto far da tramite per condurre allo stesso tavolo addirittura il figlio di Agnelli a garanzia di un possibile intervento presso l’Alta Corte statunitense a favore del super mafioso Joe Gambino sottoposto a processo proprio in quel periodo. In cambio un fiume di danaro in nero che le “grandi famiglie finanziarie mondiali” avrebbero avuto in animo di gestire per operazioni ancora più grandi. Il giorno 22 febbraio 1994 il prof. Maurizio Graziani appena tornato a Torino da Montecarlo, dato il diffondersi delle voci, capisce che il momento è davvero difficile e decide di portarsi spontaneamente presso la Caserma dei Carabinieri, mai immaginando quello che da li a qualche ora gli accadrà. Il Graziani, è utile ricordare, vive a Montecarlo in una residenza lussuosissima con terrazze degradanti verso il mare, non per niente è il “medico di fiducia” dei Grimaldi. Ha casa, pardon villa, anche a Torino dove era nato nel 1941 e dove semplicemente domicilia. In quel periodo vive una fase molto felice della sua vita; possiede due Ferrari e le sue terrazze sono meta continua di personaggi del jet-set internazionale con spiccate ambizioni di partecipare ai fastosi ricevimenti del Principato. Maurizio Graziani, da molti anni, è tra gl’insostituibili organizzatori anche del “ballo della rosa”, appuntamento mondano di livello mondiale. Suo figlio frequenta il lussuoso “tennis club” monegasco e, forse, proprio li iniziano le disavventure per il maturo prof che per nessuna ragione al mondo può immaginare che la frequentazione di suo figlio con una bella ragazza bionda di origini chiaramente italiane gli procurerà i guai più incredibili. Da qualche tempo, difatti, i due magistrati salernitani sono sulle tracce di quella ragazza e proprio attraverso la ragazza acquisiranno un elemento fondamentale da porre a base del mandato di cattura per il personaggio chiave di tutta l’inchiesta denominata “Pippo”.