Epifania e consumismo

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“La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte.”..una vecchia filastrocca che sapeva tanto d’infanzia. Almeno fino a qualche tempo fa, quando la Befana davvero la s’intravedeva anche senza la cappa del camino. E la si attendeva per quei doni, anelati nel corso dell’anno. Col suo carico di carbone e di manderini. Di dolciumi e caramelle. Guai ad aprire gli occhi nel cuore della notte. A sobbalzare ad un minimo fruscìo: il rischio di non ritrovare al mattino alcun dono! Un vero e proprio rito quello della vecchia amica di Babbo Natale, oggi quasi scomparso. Souvenirs le coloratissime calze, che ancora penzolano dai fili delle drogherie o dei coloniali.  Qualche sagoma di cartapesta, che invita ad entrare nelle pasticcerie, per riempire le calze personalizzate. Tanto s’è perso del magico di certi anni: dei sogni, che ognuno alimentava in un tempo immemorabile ed in un luogo che la Befana non possedeva come dimora. L’etere e la scopa di saggina, l’unico orizzonte che nella notte del 5 gennaio, la centenaria vecchina attraversava, senza sciatica nè influenza stagionale. Sempre uguale, col suo naso adunco ed il cappellone, il grembiulone e la sua gerla pesante. Oggi, il carovita inflazionistico, ha alleggerito anche il sacco epifanico. Secondo le stime, che danno ancora alla Campania ed al Lazio, la leadership della tenuta tradizionale, le calze da riempire, soltanto con dolciumi. Altre strenne e doni infiocchettati, out. I nostalgici della vecchietta, soltanto un terzo della popolazione, che corona il lungo periodo natalizio, sbarazzandosi delle Festività proprio con l’arrivo dei Magi. Una volta, la Napoli di Bellavista, poneva doverosamente i re Magi nel presepe. Ed Eduardo andava fiero di ricercare, a San Gregorio Armeni, i Magi più simili alla storicità: Gaspare, Melchiorre, Baldassarre, con oro, incenso e mirra. Oggi, sembra che i re orientali siano ancora catturati dalla cometa ed in cerca della Grotta di Betlemme. Eppure, sulla paglia, il Bimbo Gesù non cessa di attendere visitatori e di manifestarsi a tutti, come dono di salvezza.