La divina sofferenza e l’estasi del dolore
Nel dodicesimo secolo nel Meridione della Francia i trovatori (donne: trobaritzes) reintroducevano, con le loro storie e canti, il culto della Dea preistorica, che gli storici delle religioni hanno definito come periodo “mariologico”. Nei due secoli successivi le grandi cattedrali Europee furono dedicate alle Madonne, p.es. la cattedrale di Chartres dedicata a Nostra Signora o Regina dei Cieli, venivano erette nei siti dove un tempo si veneravano le Dee, non ha caso le grandi volte ricordano l’antica grotta simbolicamente raffigurante il “grembo femminile”. Le immagini delle Madonne, tra cui quella della Madonna Nera che ricalca le radici della fertilità della terra con richiamo alla Grande Madre ed anche la Dea egizia Iside. Tale periodo cd. mariologico attirava pellegrini da tutto il mondo cristiano. A tale culto mariologico si opponeva la Chiesa che perseguitava tutti coloro che ancora credevano al “matrimonio sacro” inteso come unione del principio femminile (la Grande Dea) a quello maschile (il Dio Toro). A dispetto di tanta persecuzione non si riuscì a eliminare completamente il culto dell’antico matrimonio sacro, durante il Medioevo, anche in seguito, molti (non esculsi monaci e monache) credevano in tale antica tradizione, anche con variazioni molto bizzarre. Infatti nel contesto della cristianità medievale il matrimonio sacro si trasformò nella celebrazione del dolore e della morte, così come si rileva negli scritti di alcune mistiche medievali. Come fanno le suore cattoliche che nel loro matrimonio con Cristo esaltano il dolore, alcune delle sofferenze che queste donne si inflissero per il loro divino amore sono riportate nel libro Sex and God di Sara Maitland (flagellazione, digiuno, lacerazione della carne, ecc) e tutte dichiaravano che solo la sofferenza le avvicinava a Dio. Stesso atteggiamento assunsero gli uomini che, nel Medioevo cristiano si avvicinavano a Dio col lo sposalizio mistico. Comunque è col cristianesimo medievale che la spaccatura tra corpo e spirito e tra donna ed uomo raggiunge l’apice, in quel periodo la sessualità assume una visione aberrante. Sant’Agostino diceva che l’umanità è dannata in eterno per colpa dell’atto sessuale (grazie al quale la nostra specie è presente in Natura, però).