Vita di Missione: perchè andare da certi personaggi?
Quante volte ho chiesto alle persone:”Perché vai dagli stregoni,dai marabut?Tu lo sai che ti imbrogliano,che non ti risolvono i problemi”. La risposta,spesso, è la medesima:”La famiglia mi ha spinto,mi ha obbligato.Se non andavo,avrei avuto dei problemi. Poi loro sanno ascoltarmi,insomma cercano di guarire il mio spirito. Voi invece non avete mai tempo per ascoltarci; o se lo fate,lo fate in fretta”. Quelle parole risuonavano spesso alle mie orecchie quando qualcuno veniva in parrocchia,dicendo che c’erano dei problemi in famiglia. Per noi che veniamo dal Nord del mondo,queste cose ci lasciano un po’ indifferenti e a volte giudichiamo male queste persone. Ma se invece si ha il tempo e la pazienza(oltre al buon senso) di mettersi ad ascoltarli, ci si accorge che i problemi sono più seri di quelli che pensiamo. C’è molta paura, diffidenza tra le persone. E se accade qualche cosa di negativo,viene spontaneo accusare qualcuno di immateriale,che non conosciamo(il diavolo,gli spiriti). Forse noi pensiamo che è facile scaricare i problemi su queste entità che ci fanno paura. Ma poi ci si accorge che se vengono da te a parlare è perché hanno fiducia e credono che tu li puoi ascoltare,che li puoi aiutare a uscire dalle difficoltà. Allora bisogna passare un po’ di tempo, essere pazienti,insomma volere loro bene. Non è facile entrare in una mentalità diversa. I consigli dei laici impegnati ci aiutano a capire meglio certe situazioni. Ma ci si accorge che purtroppo la paura continua a essere presente,un po’ come da noi in Italia:chi non la pensa come noi,chi giudichiamo diverso,chi ha un colore o una lingua diversa, ci fa paura. Ci ricordiamo che da piccoli ci dicevano “se fai il cattivo,viene l’uomo nero” e in Africa le mamme dicono”fai attenzione all’uomo bianco”. Noi dobbiamo aiutarli a vincere questa paura,certo non andando da questi personaggi che non li aiutano a diventare tranquilli,ma li lasciano ancora nelle difficoltà,per non parlare di alcuni che sono dei veri personaggi loschi che pensano al loro interesse personale.Noi ci dobbiamo educare all’ascolto e alla pazienza,anche se non è facile.Ma alla fine,se riusciamo a riportare la serenità nelle persone,abbiamo esercitato concretamente l’amore di Dio. Certo ci sono ancora molte cose da conoscere in Africa.Ci vuole pazienza,ma insieme,con il cuore aperto,si riesce a migliorare.
Gentile Padre, ho letto il Suo scritto con un senso di liberazione. Lei parla di ascolto e pazienza,e sottolinea come essi siano fondamentali per aiutare le persone a vincere la paura e come ovvio riporta la Sua esperienza in Africa. La mia professione è interamente fondata su due cardini fondamentali: il non giudizio nei confronti di chi si rivolge a me e l’ascolto attivo, che mi creda è estremamente difficile da mettere in pratica. Sarebbe molto facile per me esercitare una influenza sul mio prossimo, perchè esistono tante tecniche che hanno proprio questo scopo, sono quelle che maghi, santoni, stregoni o che dir si voglia utilizzano abitualmente. Essendo io un professionista, oltretutto vincolata eticamente ad un rispetto di un codice deontologico rigidissimo, non mi sognerei mai di violentare la mente del mio prossimo, però so molto bene che è pratica fattibile. Le molte paure che spingono a ricorrere all’occulto e all’irrazionale si chiamano in termini tecnici “credenze patogene”, e a scanso di equivoci premetto che nulla hanno a che vedere con la religione, che da persona semplice vedo connessa con un concetto di amore e accoglienza, rispetto e perdono. Le credenze patogene sono connesse invece al desiderio che prima o poi tutti noi afferra di vedere magicamente risolti i nostri problemi,ecco perchè tanti in momenti di difficoltà si rivolgono a ciarlatani o si nascondono dalla realtà proiettando le paure proprie sugli altri. Grazie Padre, per questa lezione di vita. Con gratitudine.
Giovanna Rezzoagli
C’è da chiedersi come mai anche nel nostro mondo “evoluto”, nella nostra società “avanzata”, nelle nostre superilluminate metropoli industriali circolino tanti “marabut”, magari in doppiopetto, tanti maghi, astrologi, indovini, imbonitori, imbroglioni e venditori di fumo.
Evidentemente le luci della città non sono così potenti da illuminare tutti gli anfratti del suburbio e gli angoli bui dell’anima umana. E ha ragione Pascal nel dire che che il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce. Sarà un gran bel giorno quello in cui le ragioni del cuore saranno anche quelli della ragione. Sarà mai possibile? “Ci vuole pazienza, ma insieme,con il cuore aperto, si può migliorare”. Grazie, padre Oliviero, per questo messaggio di umiltà e di speranza.
Con stima e riconoscenza.
Fulvio Sguerso