Leporano: al Santuario da padre Franco Amico, Candelora e San Biagio
La festa della Candelora – lasciando per un momento da parte la serie di aneddoti che la letteratura ha attribuito in tempi molto remoti – è una delle feste cardine del Cristianesimo. Coincide, infatti, con la presentazione – secondo tradizione – di Gesù, nella sua prima uscita, al Tempio di Gerusalemme da parte di Maria. Una presentazione che fece esplodere Simeone nell’esaltante esclamazione “luce per illuminare le genti”. La Candelora è quindi la festa della luce e le candele accese simboleggiano Cristo, Colui il quale illumina tutto: il mondo, i cuori, le coscienze, le intelligenze. Una festa, un rito speciale istituiti da S. S. Papa Sergio I. Il quale, vestito con una tunica nera in segno di penitenza, attendeva i fedeli nella chiesa di Sant’Adriano per guidarli in processione fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore e qui, come tutti gli altri, percorreva l’intera navata a piedi nudi. Ma, nel giorno in cui la chiesa cattolica celebra la Candelora, non possiamo prescindere dal chiederci quanta è la fede e quali le riflessioni che ci vengono, cogliamo e facciamo nostre? Ed ancora, riusciamo veramente a stare lontani dalle tentazioni, a non cadere nelle insidiose trappole che il demonio, sempre malizioso e accattivante, dispone lungo il nostro cammino? È in gioco, più forte e sentito che prima, il nostro essere cristiani, la nostra vita da cristiani, il nostro amore per Cristo. È questo, in sintesi, il messaggio trasmesso ai fedeli da don Franco Amico nella ricorrenza della festa della Candelora. Un messaggio permeato dell’incommensurabile amore che Cristo ci porta. ‘Cristo’ – ha comunicato don Franco – ‘è amore, è Colui che ci tiene lontano dai pericoli, è la luce che illumina le genti: ci sollecita, ci mette però alla prova; la candela accesa oggi, simbolo di Cristo, luce del mondo, deve contribuire a far aumentare la nostra fede: sempre; non dobbiamo ricorrere a questa luce inesauribile soltanto quando ci troviamo sotto il torchio di una prova o in palese, insormontabile difficoltà; la candela accesa deve predisporre il nostro animo a fare la volontà del Signore che ci sostiene e ci fa superare tutte le cose avverse’. Poesie, detti e proverbi popolari, simpatiche filastrocche, frutto di tradizionali, consolidate esperienze di vita vissuta, soprattutto in riferimento alle esperienze bucoliche, e preparazione di piatti semplici, specifici, sono legati alla festa della Candelora. Cui segue, particolarmente sentita, la festa in onore di S. Biagio, medico poi vescovo, martire per aver rifiutato di rinnegare la fede cristiana e santo guaritore dei mali della gola. Anche al culto ed alla venerazione di S. Biagio sono uniti, incastonati riti e tradizioni dalle profonde e significative radici culturali che vengono così splendidamente divulgate e tramandate (… ad esempio, nella vicina Durazzano è tradizione preparare e mangiare speciali polpette). E Padre Franco, nel corso della celebrazione del santo guaritore e protettore delle messi e dei cereali, ha pronunciato la preghiera di rito dopo aver posto sotto la gola di ciascun fedele due candele incrociate e, a conclusione della S. Messa, ha benedetto i pani, offerti a tutti i fedeli presenti.
Paolo Pozzuoli