Natuzza Evolo e gli angeli- 3^parte
La signora Carmela D’Amato di Vibo Valentia ha dichiarato: “Domenica 11 dicembre 1988 Natuzza mi diede una lettera chiusa, pregandomi di leggergliela. La aprii e vidi che si trattava di una lettera in francese, che le avevano mandato da un monastero del Carmelo. Io lessi il testo ad alta voce, e, con mia grande meraviglia, ebbi a constatare che Natuzza, come un’interpete simultaneo, subito dopo la mia lettuta di ogni singola frase, dava la traduzione italiana perfetta, senza omettere alcuna parola. La signora in questione riporta il testo francese di tale lettera e indubbiamente si notano alcune parole difficili da tradurre senza dizionario, anche per chi ha studiato bene il francese a scuola. Natuzza, come è noto, era analfabeta e a stento parlava la lingua italiana, figurarsi il francese! Sempre il professor Marinelli afferma: “Il 25 – 6 – 1985 Natuzza ci ha detto: “Io vedo l’angelo custode di quasi tutte le persone che vengono da me. Di alcuni non lo vedo, o non lo vedo sempre, ma questo non vuol dire che l’angelo non c’è, ma per motivi che non conosco non si fa vedere da me. Io ripeto solo quello che l’angelo mi dice. Ad esempio se una mamma mi chiede talvolta: “Di che è morto io figlio?”, e dice questo per provarmi, l’angelo mi risponde: “Lei lo sa già!”, ed io dico a quella persona: “Voi lo sapete”. Natuzza afferma di vedere gli angeli sotto forma di bambini bellissimi, luminosi, sollevati da terra. Questa visione è molto simile all’angelo come, già abbiamo visto, veniva descritto da santa Francesca Romana. Inoltre Natuzza, come faceva anche Padre Pio, esorta le persone che a lei si rivolgono, di chiedere il suo aiuto e le sue preghiere tramite il proprio angelo custode. La professoressa Tita La Badessa di Vibo Valentia a questo riguardo ricorda: “Un giorno io ero preoccupatissima perché mia madre, che era ammalata, si trovava a Milano presso un mio cugino ed io non riuscivo a telefonarle: il telefono risultava sempre occupato. Temetti che forse avevano ricoverato d’urgenza in ospedale mia mamma. Natuzza si trovava in vacanza e non era ancora rientrata a Paravati. Allora io pregai il mio angelo custode: “Diglielo tu a Natuzza che sono disperata!”. Dopo un po’ mi sentii pervadere da una tranquillità interiore, come se vi fosse qualcuno a dirmi: “Stai calma”, e mi venne in mente che forse il telefono di mio cugino era semplicemente fuori posto. Dopo cinque minuti mi telefonarono i miei parenti da Milano e mi spiegarono che il loro telefono, a loro insaputa, era fuori posto, e non era accaduto nulla di grave. Quando poi vidi Natuzza le dissi: “L’altro giorno vi ha chiamato l’angioletto?”. E lei: “Sì, mi ha detto: “Tita ti invoca, è preoccupata!”. Hai visto che si è sistemato tutto! C’è bisogno che ogni volta ti agiti tanto?”. Sempre la professoressa La Badessa: “Una notte rimasi sola a casa e, poiché era la prima volta che dormivo sola, ero inquieta. Non sapevo cosa fare e accendevo la luce ela spegnevo. Poi decisi di mettermi a letto, ma poichè non riuscivo ad addormentarmi,. Presi le carte e mi misi a giocare da sola, ma l’inquietudine non voleva andarsene. Ad un certo punto, oltre la mezzanotte, dissi al mio angelo custode: “Angioletto, vaglielo a dire a Natuzza, che non ce la faccio più!”. Poco dopo, di colpo, mi sentii serena ed anzi mi sembrò di percepire la presenza di Natuzza. Mi sembrò anche se non la vedevo con gli occhi che lei si fosse seduta sopra la poltroncina accanto al mio leto e che avesse i piedi incrociati, come usa lei, e con le braccia conserte. Mi rilassai ed a poco a poco mi addormentai. Quando poi incontrai Natuzza in carne ed ossa, le chiesi se fosse veramente venutad a me, ed ella mi rispose: “L’angelo mi ha svegliato mentre dormivo. Svegliati, svegliati, Tita ha bisogno di te e t’invoca”, così sono venuta da voi e vi ho fatto compagnia, finchè non vi siete addormentata”. “Ma eravate seduta sulla poltroncina?”. “Sì”. Il dottor Salvatore Nofri di Roma testimonia: “Ero nella mia abitazione di Roma, inchiodato a letto da diversi giorni a causa di una lombosciatalgia che non mi consentiva di camminare. Depresso ed amareggiato per essere impossibilitato di andare a trovare mia madre, ricoverata in ospedale, la sera del 25 settembre 1981, alle ore ventuno e trenta, dopo aver recitato il Rosario, pregai il mio angelo custode di andare da Natuzza. Mi rivolsi a lei con queste precise parole: “Ti prego, vai a Paravati da Natuzza, dille di pregare per mia mamma e di darmi, con un segno a suo piacere, la conferma che tu mi hai obbedito”. Non erano trascorsi cinque minuti dall’invio dell’angelo che percepii un meraviglioso, indefinibile profumo. Ero solo, nella camera non c’erano fiori, ma io, per oltre un minuto, respirai profumo: come se una persona, vicino al mio letto, dalla destra, alitasse profumo verso di me. Commosso ringraziai l’angelo e Natuzza con cinque Gloria”. La signora Silvana Palmieri di Nicastro asserisce: “Conoscevo Natuzza da qualche anno e sapevo ormai che ogni qualvolta avessi bisogno della sua intercessione per una grazia, potevo rivolgermi a lei con fiducia. Nel 1968, mentre eravamo a Baronissi (SA) in villeggiatura, durante la notte mia figlia Roberta venne colta da un improvviso malore. Preoccupata mi rivolsi al mio angelo custode affinchè potesse avvisare Natuzza. Dopo circa venti minuti la bimba stette già meglio. Al nostro ritorno dalla villeggiatura andammo a trovare, come è nostra abitudine, Natuzza. Lei stessa, ad un certo punto disse, specificandomi l’ora, di aver ricevuto la mia chiamata tramite l’angioletto. Tante altre volte questo si è verificato, ed ogni volta che ci siamo riviste, è stata sempre lei a dirmi di aver ricevuto i miei pensieri per lei”.
mi spiace mpolto non aver avuto la possibilità di conoscere personalmente Natuzza. Ma è uscita dalla vita ma non dalla nostra vita, lei continuerà a seguirci da sù. anche per chi non ha avuto modo di conoscerla.con affetto
Ornella
Ho visto due volte Natuzza da viva durante la messa all’aperto e la sua presenza veniva illuminata da un raggio di sole.A Paravati si vive un’esperienza di fede concreta,molto interessante e’ l’incontro giovani e la festa della Mamma che piaceva molto a Mamma Natuzza come ricorda Sua Eccellenza Don Giovanni D’Ercole spesso presente a Paravati che ha conosciuto Mamma Natuzza.