Intanto, come in una giungla, i vari concorrenti iniziano a spandere i loro colorati manifesti, l’uno sull’altro. Attenzione!, le pose scelte dai candidati ci offrono, in genere, uno spaccato alquanto monotono. Molti i primi piani (inquadratura dal petto al mento), in atteggiamento possibilmente pensieroso. Pochi i piani americani, considerati, forse,“più spavaldi, perché è l’inquadratura più usata nei Western, in quanto il personaggio viene inquadrato dalla testa fino al cinturone delle pistole. Poco usato ancora è anche il piano totale, in cui la persona è inquadrata dalla testa ai piedi. E’ necessario, in questo caso, essere in cammino. Pochissimi i “campi” (inquadrature dove la figura umana non è prevalente), perdendo l’occasione di offrire uno spaccato storico/geografico dei vari paesi. Un altro degli aspetti trascurato dai politici, spesso, è il modo con cui presentano le proprie idee, il proprio messaggio elettorale e se stessi. Quasi sempre si affidano all’improvvisazione. La forma, come la sincerità, può essere, invece, una componente importante per giungere alla sensibilità degli elettori, per coinvolgerli e per convincerli di fare una scelta giusta votandoli. In sintesi credo, seriamente, che ai politici sarebbe utile seguire dei corsi di teatro. Iniziando, magari, ad approfondire il metodo Stanislavskij, quello più famoso in assoluto. Stanislavskij fu il più grande regista russo del periodo precedente alla rivoluzione e la sua idea era che l’attore dovesse pensare e sentire come il personaggio che doveva rappresentare, in modo da essere, sulla scena, veramente quel personaggio. Il personaggio da interpretare doveva essere capito, bisognava sentire gli impulsi che lo avevano guidato. Un allievo di Stanislavskij cerca, quindi, di ricostruire tutto quello che può del personaggio che deve interpretare, fino al momento in cui lo rappresenterà; dove è nato, le sue relazioni con i genitori, l’educazione, l’infanzia, l’adolescenza, la maturità, il suo atteggiamento verso gli uomini, le donne, il denaro, il successo, le inibizioni. In definitiva la commedia, sulla scena teatrale o politica che sia, diventa, in questo modo, semplicemente un’estensione della storia della vita del personaggio creata dall’attore/politico. Giunti alla fine della campagna elettorale, spero che qualche candidato faccia tesoro di quanto sopra esposto, in caso di esito elettorale non felice potrà, comunque, intraprendere una nuova strada nel campo dell’arte, magari con un serio avvenire.
Ggiulio Caso
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