Nell’Italia che cambia, il predominio giudiziario sulla politica

Giuseppe Lembo

L’Italia è il paese del predominio giudiziario sulla politica. Dalla dipendenza siamo passati ad un predominio fortemente invasivo. Così come sono le condizioni del Paese, siamo di fronte ad una situazione assolutamente insostenibile. Da uno squilibrio all’altro. In mezzo c’è il cittadino, sempre meno protetto. È, purtroppo, la vittima di questo squilibrio; non conta niente ed è schiacciato dai due poteri costituzionali sempre più contrapposti; si scontrano per una guerra di posizione ormai senza fine. Chi vincerà? Non certamente il Paese e tantomeno il cittadino, che ormai non conta più niente e non ha la forza per riprendersi il controllo della politica, attraverso il “protagonismo democratico” del voto. Altrettanto grave è la condizione del Paese e dei cittadini per quanto riguarda la giustizia, una giustizia sempre più negata. La casta dei magistrati è impegnata in uno scontro di potere contro la politica che ha il compito di fare le leggi che devono essere applicate dai magistrati, nelle forme del nostro ordinamento giudiziario della magistratura inquirente e della magistratura giudicante per i diversi gradi di giudizio. I giudici, credono di potersi imporre con un “giustizialismo” che non giova alla democrazia di questo nostro Paese ed alla libertà del cittadino. Non giova, altresì, lo scontro in atto tra politica e magistrati, che tanto male fa al Paese ed ai cittadini che non si sentono garantiti nei diritti propri del cittadino e delle leggi che governano la giustizia del nostro Paese. Oltre alla giustizia, c’è anche la situazione politica fortemente confusa; regnano le incertezze. L’unico elemento di unità tra tutti è il potere. C’è una situazione diffusa più di scontro che di confronto. Nei linguaggi e nei toni ci sono dei veri e propri scontri di civiltà. Nel nostro Paese manca la moderazione, il confronto, il rispetto dell’altro. Nel nostro Paese, c’è un continuo assalto alla diligenza; c’è un confuso clima di incertezze del tutti contro tutti. Abbiamo un alzare la voce che alimenta soprattutto l’odio verso l’altro. Non giova al Paese; non giova al cittadino; non giova neppure alle caste che si contendono il potere per acquistare prestigio, privilegi e ricchezza, nell’indifferenza dei danni che provocano alla gente e soprattutto ai più deboli della società. In queste condizioni di sfascio diffuso, abbiamo un Paese a due velocità; il Sud si allontana sempre più dal Nord, dall’Europa e dal mondo che conta per civiltà, per progresso e per capacità diffusa di inventarsi il futuro. Questo Paese sempre più cervellotico e schizofrenico non giova a nessuno.A tenerlo così in piedi serve solo al godimento bestiale di farsi male e basta. Il cittadino è stanco di sopportare; deve, con protagonismo, riprendersi il suo ruolo attivo nella società che conta, dicendo basta alla politica-potere, ai poteri forti che mettono in ginocchio l’umanità tradita della gente comune ed alla casta che governa la giustizia-ingiusta, nella quale è stato del tutto cancellato il principio base della “legge uguale per tutti”; dava un senso di sicurezza al cittadino, nei suoi rapporti con la giustizia e le leggi da applicare, interpretandole responsabilmente e correttamente.