Milano: tre contro uno

Giovanna Rezzoagli

La logica dei numeri non è facilmente attaccabile né da sofismi né da utilitaristiche interpretazioni. Senza sconti. Tre giovani, italiani precisiamolo e a quanto riferisce l’agenzia ANSA pure incensurati, la scorsa notte hanno picchiato un clochard di quarantacinque anni. I tre, due ventenni ed un ragazzo di ventiquattro, hanno aggredito lo sfortunato uomo pare a scopo di rapina, picchiandolo selvaggiamente con un manganello ed un cacciavite. A questi giovani è andata male, hanno avuto la sfortuna di incappare in un cittadino non ancora ammalato d’indifferenza acuta che si è premurato di telefonare alle forze dell’ordine, che hanno potuto così arrestare i tre. Molto probabilmente non sarà utile a tanti il venire a conoscenza che ci sono ancora persone capaci di non girare la testa di fronte al Male, ma se potrà essere utile ad uno solo dei lettori, allora ben vengano critiche e/o attacchi laterali a queste mie considerazioni. Già, perché sarebbe fin troppo facile trovare, in questo mio scritto, spinte all’emulazione per giovani annoiati in caccia dei famosi cinque minuti di celebrità che non si negano a nessuno. Probabilmente nessuno mi accuserà di incitare le persone a trovare il coraggio di denunciare chi si mette in gruppo per far del male ad un debole. Il bicchiere pieno a metà o si interpreta mezzo pieno o mezzo vuoto. Resta l’evidenza che aggredire un essere umano che la puzza delle strade la conosce davvero perché sulla strada ci vive sul serio, è un gesto da vigliacchi, fatti e finiti. Come dare fuoco ad un barbone. Ho imparato di recente che è lecito scherzare su tutto, e ho preso atto che è proprio vero, su un noto sito definito ironico e satirico esiste un manuale che spiega come fare, sottolineiamo in tono ironico. Ma, poiché l’ironia non è il mio forte e viviamo tutti in libertà a ciascuno le proprie opinioni.

2 pensieri su “Milano: tre contro uno

  1. Cara Giovanna, in tempi di “relativismo etico” e di “libero mercato” (anche delle idee)sembra che tutte le opinioni abbiano diritto di cittadinanza, quindi di essere divulgate a mezzo stampa o con “ogni altro mezzo di diffusione” (Art.21 della vigente Costituzione). Nondimeno, sempre secondo il citato Art. 21, “Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume”. Come dire che non proprio tutte le opinioni sono accettabili o divulgabili in uno “Stato di diritto”, in cui vengono tutelati i diritti dei soggetti più deboli e più indifesi. Ora io non credo che le opinioni razziste o antisemite o xenofobe siano compatibili con i Principi fondamentali della nostra Costituzione. Questo per quanto riguarda la libertà di opinione. Se poi da certe opinioni derivano atti criminali, che cose ne dedurremo? Che la libertà non ammette limiti? Che la vera legge è ancora quella della giungla? Sappiamo bene che non bastano i buoni principi e le buone leggi per impedire i delitti e gli abusi di ogni genere(se così fosse non ci sarebbe neanche più bisogno del codice penale,ma non è un preciso dovere di ogni “cives” degno di questo nome non solo rispettare i principi su cui si basa la civile convivenza ma agire anche i modo tale da fornire esempi e modelli “educativi”? Insomma, come potrà educare ai “valori” chi magari li esalta a parole ma li tradisce di fatto? E i valori che reggono la civile convivenza non sono certo la prevaricazione, l’abuso, la violenza gratuita, l’arbitrio di chi si ritiene al di sopra della legge, la viltà di chi aggredisce un emarginato o uno straniero solo perché straniero. Sembrano concetti ovvi, ma a quanto pare ovvi non sono ancora, o non sono più per troppi “bravi” cittadini che non sanno che cosa significa “cittadinanza” o, semplicemente, “civiltà”.

    Il tuo collega cittadino imperfetto Fulvio

  2. Caro Fulvio, come più e più volte ho avuto modo di evidenziare, la tua cultura è sterminata. Spero di tutto cuore che la tua comunanza d’intenti e la tua generosità nel condividere i miei scomodi pensieri non sia per te causa di attacchi “ad personam”. So molto bene che quando non trova il modo, o non gli riesce di creare ad arte il pretesto, per colpire direttamente una persona, il vile è un incappucciato che colpisce ai lati. La civiltà si testimonia con le parole, con i fatti, con la faccia, non certo col silenzio o peggio con l’indifferenza.
    Semplicemente, grazie.
    La tua collega implacabilmente imperfetta giovanna

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