E’ questa l’Italia che vogliamo?

Giovanna Rezzoagli

Da sempre detesto i vari “si dice”, la deresponsabilizzazione generalizzata, il classico “colpo al cerchio ed uno alla botte”. Questo scritto  inizia tuttavia con un classico “si dice”. Si dice che i giovani siano il futuro di un popolo, di una Nazione. Volendo dare credito a quest’affermazione di saggezza popolare, io credo si debba molto riflettere, ciascuno di noi, adesso, subito. La squallida storia della violenza sessuale di gruppo, avvenuta nella scuola media di Salò in provincia di Brescia, è stata ampiamente ripresa da tutti i principali giornali e telegiornali ed è riuscita a scuotere le coscienze anche in tempi di distrazioni elettorali, indignando molte persone. Indignazione tarda e colpevole. Quanti allarmi giungono da mesi, in alcuni casi da anni, sul drastico aumento dei reati compiuti da minori su minori? Io stessa, nel mio modesto ruolo di professionista del sociale, più volte mi sono permessa di denunciare il profondo disagio che è ampiamente diffuso nel mondo dei giovani, trattando temi scomodi come il bullismo, le dipendenze, le dinamiche di gruppo, il ruolo della scuola nell’educare verso la responsabilità, e temi scomodissimi quali la pedofilia o l’immane bombardamento di violenza gratuita cui siamo passivamente sottoposti dai media. Mi sono occupata anche dei più o meno velati incipit alla violenza ed all’odio che viaggiano in quella desolata, e desolante, landa virtuale che è Internet, rimediandone minacce ed offese per me e, cosa ben più grave, per la mia famiglia. Persone ben più qualificate ed esperte della scrivente hanno più volte stigmatizzato il ruolo nefasto giocato da modelli negativi. Senza paura alcuna mi permetto di affermare che i vari tronisti, sportivi dopati, escort, e quanto di meglio offre la nostra cultura moderna, sono la vergogna di una società che non sa più come confrontarsi con i suoi figli. Figli che bruciano le tappe in tutto, nel bere, nello sballarsi, nel sesso. Figli che giocano a correre attraverso un’autostrada per noia, che per noia lanciano sassi contro le auto, lasciano pezzi di ferro sulle rotaie. Figli che quando vengono beccati dicono che non volevano, non credevano, non pensavano … Ecco il punto: il pensare. Quanti di noi adulti, genitori, insegnanti, educatori, ci sprechiamo ad insegnare a pensare? A riflettere? Quanti? Prima che anche lo stupro in classe cada nel dimenticatoio, o rientri nel normale non patologico quotidiano ecco qualche spunto di riflessione tratto dal web, offerto a tutti quelli che pensano che sia un caso isolato, da non stigmatizzare troppo. Dal sito internet de LaStampa.it, pubblicato in data 29/01/2009 si legge testualmente: “Sul Web i fan degli stupri di gruppo. La politica: regolamentare Facebook“ (…) “Online il gruppo che esalta la violenza Schifani: “Ora dobbiamo intervenire” Veltroni: la pagina va chiusa subito. (…).«Il fenomeno della violenza sulle donne è originato in gran parte da stereotipi culturali molto radicati nel tempo. E’ necessario dunque impedire ogni forma di pubblicità che possa continuare a rafforzare questi stereotipi. Spetta a chi gestisce il social network vigilare sui contenuti che in esso vengono pubblicati, altrimenti deve essere la polizia postale ad intervenire di ufficio per oscurare qualsiasi contenuto che configuri apologia di reato o istigazione a delinquere». (…)”. Altro interessante spunto di riflessione lo offre il sito satirico nonciclopedia .it , in cui si trova il modo di “scherzare” sulla cosa e si legge testualmente: “26 gennaio2009 Facebook incita allo stupro. Ebbene sì. Non solo alle truffe, alla masturbazione, o allo spaccio via Internet, come si credeva. Pare che sul social network siano nati gruppi che istigano alla “libertà di stupro”. Tuttavia pare che non ci sia da preoccuparsi, infatti nel primo dei sopracitati gruppi di “fan” della sodomizzazione, c’è un solo iscritto, tal Camillo Ruini (…)”. Un piccolo spaccato della nostra italica società, a cui noi adulti, genitori di bimbi e ragazzi che si confrontano con queste situazioni, non possiamo esimerci dal porre attenzione. A meno che non sia questa l’Italia che, nella anche nostra colpevole indifferenza, si voglia.

 

 

 

2 pensieri su “E’ questa l’Italia che vogliamo?

  1. Gentile Rezzoagli, potrei chiederle quale sarebbe l’associazione tra lo stupro perpetrato da quei giovani e alcuni esponenti del Centro Sinistra? Davvero non riesco a capire cosa c’entri quell’immagine a inizio articolo. Grazie per l’attenzione.

  2. Gentilissimo Commentatore, le associazioni tra gli articoli e le immagini sono effettuate dalla Redazione,non dall’Autrice, pertanto nessuna associazione voluta, ma semplice casualità. Come avrà potuto verificare leggendo l’articolo, non vi è nessun riferimento al mondo politico. Il mio articolo tratta di un “social problem”, non di politica. Si figuri che nemmeno mi ero accorta che i volti raffigurati fossero di esponenti politici. Cordiali saluti.
    Giovanna Rezzoagli

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