Dall’antichita’ ai tempi moderni, nell’evoluzione la sfida alla trasformazione

Maurizio Manzo

Per l’evoluzione, il movimento contemporaneo degli studiosi tende al passaggio da una società della dominanza a quella del partenariato.Molti studiosi tra cui Darwin si sono cimentati in studi del genere; oggi i neo-darwinisti tra cui Robert Richards considerano un’eresia parlare di evoluzione che vada verso livelli superiori. Darwin postulò quattro livelli evolutivi di ciò che definì “senso morale”: il primo è quello del vincolo tra soggetti strettamente imparentati; il secondo l’evoluzione dell’intelletto più grande; il terzo l’acquisizione del linguaggio; il quarto l’influenza dei costumi sull’evoluzione degli individui. Similmente il biologo Julian Huxley in Evolution in action (Evoluzione: La sintesi moderna) scrisse delle nuove possibilità e della comparsa di qualità nuove di esperienza. Più recentemente lo psicologo Abraham Maslow ha teorizzato sul bisogno di progredire in difesa (riscontrabile in tutte le forme di vita) di ciò che chiama pulsioni di auto-attualizzazione. Comunque la prospettiva di questi studiosi è molto diversa rispetto a quella di Herbert Spencer ed altri darwinisti, per i quali l’apice evolutivo della specie umana è ravvisabile nelle capacità di saper manipolare l’ambiente fisico e morale, così esaltando le capacità dei “capi d’industria” (oggi nello stesso errore ci troviamo a competere col l’efficientismo capitalistico, che ci ha regalato una bella recessione mondiale). Da ricordare anche la teoria aprioristica di Teilhard de Chardin, secondo cui l’evoluzione è preordinata da un “piano divino”; nonché quella dell’astrofisico Eri Chaisson secondo cui l’evoluzione si è sviluppata, si sviluppa, si svilupperà, attraverso i principi dell’evoluzione cosmica (questa teoria oggi assume rilievo dati i nuovi orizzonti dell’astrofisica e della fisica che ipotizzano l’esistenza di altri mondi). Resta, per quanto esista lo sviluppo tecnologico della società, il conflitto dialettico tra la società della dominanza, conservatrice, e l’impostazione partenariale che tende al pieno ed incondizionabile sviluppo della specie nella società. Nell’evoluzione della sessualità umana forte e struggente è il desiderio di condividersi con gli altri, quindi tende l’umano verso l’organizzazione sociale della partnership. A bloccare tale tendenza si ingeriscono modelli culturali ed istituzioni radicate (a modello dominante) che ne rallentano il progredire. Oggi, però, sono state scosse credenze e istituzioni, del suddetto genere, e ci si sta portando verso il caos, questo non sicuramente può portare verso la partnership (anzi attualmente si sta vivendo la strisciante avanzata della dominanza). Come dimostra la teoria della trasformazione culturale, nei periodi di disintegrazione sociale e di estremo squilibrio dei sistemi, si presenta l’opportunità del cambiamento sociale ed ideologico; in questo “nostro tempo” importante è non ricadere in forme di dominanza, presentatesi oggi con vesti nuove ma dallo stesso contenuto, anzi cooptando modelli di partnership rimaneggiati profondamente nei contenuti. La consapevolezza, sempre più diffusa nel mondo, del bisogno urgente di modificare, per migliorare, modelli ed istituzioni, valori, è un segno promettente, ma per utilizzare tale spinta ideologica è importante valorizzare il modello del partenariato e renderlo attrattore culturale primario.