Cave: amministratori, ricatti e devastazione ambientale

Aldo Bianchini

“Cronaca di una morte annunciata” è questo il titolo più idoneo ad un territorio che ogni giorno viene rubato, depredato, depauperato e  ucciso. Tutti conoscono gli scempi che vengono commessi e tutti per un buon motivo fanno finta di non sapere per evitare di intervenire. Tutto questo succede nell’indifferenza totale delle istituzioni  che, pur avendo il potere di impedire tali scempi, non  intervengono usando l’omissione come atto scellerato, come strategia per lasciare le cose inalterate. E, con questa nefasta negligenza omissiva, viene perpetrato un danno all’ambiente, le cui conseguenze non solo sono gravi, ma saranno consegnate   alle future generazioni. Sembra una condizione senza speranza, non si vede e non si intuisce alcuna  possibilità di cambiamento. I danni all’ambiente commessi  ormai da  anni con tagli e smembrature alle nostre colline sono diventati insopportabili. Tutte queste cave che deturpano l’ambiente diventano sempre maggiori e non si intravede la fine di tali scempi. Se è pur vero che bisogna estrarre, è pur vero che questo deve avvenire nel rispetto dell’ambiente e del territorio. Invece tutto ciò avviene senza regolamentazione e senza precise norme. La  legge Regionale n 54/85, più volte prorogata, aveva come ultimo termine il 30/06/2006, a questa sono state concesse proroghe attraverso decreti dirigenziali e direttive d’ufficio che hanno permesso di eludere i necessari requisiti obbligatori per legge, quali quelli della valutazione di impatto ambientale. Successivamente la legge Regionale n 14/08 ha continuato a  dare proroghe fino al 30/06/2010. Questo significa che fra pochi mesi le attività estrattive devono cessare. E  sicuramente accadrà che alla scadenza di tale legge ci sarà un’ulteriore proroga. Ma quello che è interessante sono le risultanze dei verbali della IV commissione consiliare permanente del Consiglio Regionale, presieduta dall’allora consigliere Pasquale Sommesse, sull’ordine del giorno riguardante la proposta della giunta regionale sulla legge poi approvata in consiglio regionale con il n. 14 del 06/11/2008. Nella seduta del 16/10/2008 il dibattito si concentra sulle zone altamente critiche (ZAC). I lavori iniziano in prosecuzione della riunione della seduta precedente del 15/10/08, dopo la presentazione del presidente iniziano i lavori. L’intervento del consigliere Ronchi è significativo per capire lo stato delle cave. Nella seduta viene verbalizzato: “Pochi minuti fa il collega Polverini mi ha chiesto di sostenere il suo emendamento…” in buona sostanza era di chiusura delle cave in area ZAC. Poi prosegue “… è diverso dal concetto che poneva prima l’amico Mario. Non avete controllato il territorio, avete fatto quello che avete voluto fare voi in giunta, avete voluto lasciare le cose a se stesse, è stato un macello la gestione di tutti gli 11 anni di questo sistema delle cave…”. Dopo diversi interventi alle affermazioni del coordinatore dell’area Giulivo, Ronchi afferma “siamo sotto ricatto dei cavatoli? È gravissimo quello che lei dice”. In ultimo è ancora Ronchi  che alza il tono della discussione “da quando  è stato adottato il piano dal commissario, nel 2006, quali sono state le cave ricomposte ambientalmente e quali sono stati i controlli effettuati su queste cave? Nessuna cava ha  avuto la ricomposizione ambientale, nessun intervento è stato fatto su chi detiene le cave, quante verifiche sono state fatte?…” Ovviamente il coordinatore dell’area dott. Italo Giulivo, se ne guarda bene dal  dare spiegazioni a tale domanda. Ed implicitamente risponde il consigliere Rosania “… parliamo di ricomposizione, questo significa comunque che qualcuno continua a scavare perché se deve fare i gradoni, questo significa che continua a cavare e continua ad avere materiale inerte che vende e probabilmente, significa un altro affare… i progetti, le autorizzazioni nuove dovrebbero essere precedute da apposita relazione  da parte degli uffici regionali previo sopralluogo sulle cave, per verificare se ci sono le condizioni. Perché queste autorizzazioni possono essere concesse, anche quella della sola ricomposizione, credo che non ne usciremmo più…”. Dopo la commissione vengono apportate le modifiche alla proposta di legge della giunta regionale ed il 06/11/2008 viene  approvata la legge n. 14 “norme urgenti in materia di prosecuzione delle attività estrattive”. A dispetto di tanto viene approvato in provincia di Caserta, la “cava Moccia” ricadente in area Zac, dal competente dirigente del Settore del Genio Civile di Caserta, che per la ricomposizione ambientale dovrà cavare 1.600.000 mc di calcare. Ma il colpo di scena, di tutta la vicenda sulle cave la fornisce la sentenza n. 67 del 22/02/2010 della Corte Costituzionale con la  quale viene dichiarata l’illegittimità della legge regionale n. 14/2008. L’ennesima bocciatura che conferma l’incapacità dell’attuale dirigenza della Regione Campania di gestire la delicata materia delle attività estrattive. Speriamo soltanto che la situazione possa migliorare con il nuovo Consiglio Regionale.