Salerno: Celano sugli attacchi a Cirielli per il 25 aprile

E’ sorprendente come la rievocazione di taluni eventi storici suscitino ancora oggi dibattiti e polemiche, il più delle volte stucchevoli e ideologiche, ma sempre dense di passione e di partecipazione civile. Che l’Italia non sia un Paese del tutto riconciliato con la propria storia lo sappiamo da tempo; l’8 settembre del 1943, sotto questo aspetto, ha lasciato un solco profondo nelle nostre coscienze di uomini liberi e democratici che stenta a rimarginarsi, nonostante l’impegno letterario e politico di tanti nostri connazionali. Accade così che la celebrazione dell’anniversario del 25 aprile riesce nel miracolo di riaccendere gli animi di politici che sembravano essersi assopiti in un perenne letargo, anche di fronte a temi di pubblica amministrazione scottanti e particolarmente rilevanti per la loro area di appartenenza. Francesco Emilio Borrelli, segretario regionale dei Verdi, misteriosamente silente rispetto allo scempio architettonico e paesaggistico del Crescent, alla cementificazione selvaggia progettata dal Sindaco di Salerno in collaborazione “servile” col suo “compagno di partito Calabrese, ma anche in riferimento all’ingiustificato abbattimento di alcuni platani centenari che adornavano le strade della nostra città, ha ritrovato la voce e l’indignzione per contestare un manifesto che il Presidente della Provincia ha fatto affiggere per ricordare la festa della liberazione. Borrelli, accodandosi a chi la storia l’ha scritta e letta solo dall’osservatorio dei vincitori, ha tuonato contro Cirielli per non aver, egli, attribuito alla resistenza partigiana i giusti meriti in ordine alla liberazione. La colpa di Cirielli, secondo Borrelli, sarebbe quella di aver offerto alla cittadinanza la versione più moderna e rivisitata della nostra storia, quella più fedele alla verità dei fatti e per troppi anni taciuta per occultare stragi e crimini efferati. Cirielli in quel manifesto ha scritto una verità inconfutabile : l’Italia è stata liberata dalle truppe anglo-americane con l’ausilio di gruppi organizzati di civili, il cui impegno non va certamente dimenticato, ma neppure enfatizzato come erroneamente ha fatto la storiografia di sinistra. Borrelli avrebbe preferito forse un manifesto che incensasse i partigiani, ma non quelli azionisti o liberali. I partigiani, per lui e per la sua parte politica, sono solo quelli rossi, quelli che si sono battuti non già per la libertà del popolo italiano e per il tricolore, ma per sostituire la dittatura di Mussolini con quella di Stalin. Caro Borrelli, dovresti sapere che quella storia, di recente, è stata riveduta e corretta, anche grazie a scrittori e storici provenienti dalla tua area politica, Pansa su tutti. L’Italia è un Paese libero, ma la sua libertà la deve agli americani e all’impegno di tanti uomini e donne coraggiose, non ai tuoi avi comunisti, gran parte dei quali avrebbero voluto sostituire la negazione di una libertà, da cui evidentemente Cirielli prende le distanze nel suo manifesto, con un’altra dittatura non meno “feroce”. 

 

                                                                                   Roberto Celano

                                                                                       (Consigliere Comunale di Salerno)