La storia moderna e la storia dei rapporti intimi -2 parte
Maurizio Manzo
I libri di storia non si occupano della vita quotidiana dell’essere umano nel suo nucleo familiare o sociale, però nel diciannovesimo secolo cominciava la presa di coscienza verso le brutalità e le ingiustizie che avvenivano nei rapporti familiari tra genitori e figli, tra marito e moglie. In quell’epoca si cominciava a contestare il predominio del capofamiglia che aveva il potere di vita e di morte su donne e bambini. L’imposizione, anche violenta, del maschio contro le donne o bambini che disobbedivano agli ordini, subendo anche delle punizioni corporali a volte estreme, era considerata naturale e giusta. Persino la crudele usanza di fasciare i bambini attuata in Germania fino al 1864, consistente nel fasciare dai piedi al collo, tipo mummie, le fasce venivano tolte solo due volte al giorno; ciò era uno dei metodi per abituare i bimbi, in modo violento, alla restrizione e all’imposizione del controllo su di loro. Come pure racconta Lloyd de Mause di altro sistema si controllo sui bimbi consistente in un collare applicato al collo e collegato ad una asta di ferro a mò di guinzaglio. Come riferito da Thomas Flexer, Martha Washington riteneva utile porre al collo delle ragazze un collare di acciaio per costringerle a tenere il capo eretto. Raffael Scheck, in contestazione di tale metodi cd. educativi, esaminò le autobiografie di settanta persone nate tra il 1740 ed il 1840, scoprendo che tutte queste persone parlavano di violenze corporali, come norma, sia in casa che a scuola e riferivano che talvolta, per tale metodica educativa, dei bambini morivano a causa di tali violenti metodi. Il modello della dominanza imponeva sui bambini immediatamente il proprio controllo con la sistematica pedagogica: Karen Taylor rilevò che nella Boston e Melbourne del diciannovesimo secolo vigeva il dovere parentale di imporre educazione dei figli in modo violento, arrivando anche a inventare dei metodi alternativi alle “botte”, tra cui p.es. quello di legare il bambino ad una sedia per poi scottargli le dita con il the caldo. Di tali pratiche v’era una ricca documentazione tanto che alcuni storici tra cui Edward Shorter, Philippe Aries, Lloyd de Mause ci comunicano che i genitori rimanevano indifferenti alle sofferenze dei figli, ricordando che in Europa dal Medioevo al Diciannovesimo secolo i bambini spesso venivano abbandonati in strada e nei mercati o lasciati agli orfanotrofi, dove solo pochi sopravvivevano. La maggior parte degli studiosi riconosce che i bambini sono storicamente vittime degli abusi sessuali; rilevando che fosse pure considerata una pratica normale, p. es. in documenti giudaico-cristiani ed anche greci si rileva l’usanza di cedere i figliolette per farle diventare concubine o avviarle alla prostituzione; come era in Grecia socialmente accettata la pederastia. E ancora nel diciannovesimo secolo ancora si trovavano tracce di tali scelleratezze, infatti Karen Taylor, esaminando la letteratura medica ottocentesca, rilevò che i dottori spesso riferivano di malattie veneree riscontrate sui bambini che gli stessi genitori avevano, chiaro segno che quei bambini subivano, nell’ ottocento, violenze sessuali in ambito domestico. Purtroppo la storia si ripete ed impiega molto tempo per cambiare il suo corso.
non immaginavo che nel passato ci potessero essere tali comportamenti nelle famiglie e pure ritenuti leciti.
Giovanna