Vita di Missione: la polenta di miglio unisce i parenti
Padre Oliviero Ferro
Qualche volta un vecchio prende la parola in occasione di una festa,di una riunione di famiglia e sottolinea il significato di mangiare insieme,citando il proverbio. Certo,è difficile in Africa,vedere una persona mangiare da sola. Se è così,è perché qualcosa non va bene, o è un ammalato,o forse è un egoista,oppure è un ladro. Di solito si cerca di mangiare insieme. Certo è interessante vedere come si mangia. Quando si è invitati a casa di qualcuno, prima mangiano gli uomini. Normalmente al’invitato viene dato il piatto migliore. Spesso si mangia in silenzio e velocemente,perché la fame è tanta e se tu perdi il tempo,qualcuno ne approfitta. Le donne mangiano in un’altra zona della casa. Loro,mi sembra,invece parlano un po’ di più. E’ l’occasione per scambiare le notizie sulla vita. Per gli uomini,invece,le lingue si sciolgono davanti a una birra. E i bambini? Loro,essendo arrivati per ultimi,si dividono quello che resta. Certo,anche loro lo condividono,ma è sempre poco. Se passi per qualsiasi casa,sei sempre invitato a condividere qualcosa. C’è sempre qualcosa per l’ospite di passaggio. Nelle grande occasioni,ad esempio,nelle riunioni di famiglia,nei matrimoni,nei funerali, il cibo è per tutti. Tutti si riuniscono,portano qualcosa. E’ un modo per stare insieme,per rinforzare i legami di parentela e di amicizia. Se qualcuno non accetta l’invito, è un brutto segno. Vuol dire che qualche cosa si è spezzato e bisogna cercare di portarvi rimedio. Già Gesù ce lo aveva insegnato. Aveva previsto l’Eucarestia,durante un pasto. E quindi per noi e per molti nel mondo:il mangiare insieme è un modo,il più bello,di rendere Dio presente nella nostra vita e in quella dei fratelli. E’ un modo di fare comunione,di condividere il meglio di noi stessi con gli altri.