Salerno: Arti di Maggio, Nuances Centro Novecento

 La sezione Voyage della terza edizione di Arti di Maggio, dedicata alle Nuances del secolo breve, promossa dall’Associazione Seventh Degree dell’ Università di Salerno, con il contributo del Comune di Salerno – Assessorato Beni Culturali e Portualità Turistica – in collaborazione con il ministero Beni Culturali e le Soprintendenze per i B.A.P. e B.S.A.E. di Salerno e Avellino e il Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci”, presenta martedì 18 maggio nella Chiesa dell’Addolorata del Complesso di Santa Sofia, alle ore 21,30, l’orchestra del Conservatorio  di Salerno, diretta da Massimiliano Carlini. Programma originale quello scelto dal direttore che proporrà quale brano iniziale  “Fratres” , per violino solista Orchestra d’archi e percussioni forse la composizione più nota di Arvo Pärt; sicuramente quella che ha avuto più riletture, sin dalla sua comparsa nel 1992. Sinuoso, lungo, sinuoso, potenzialmente “infinito”, il percorso, il viaggio ispirante questa pagina, intorno al quale si avvolgono altri filamenti di diverso colore, forse di natura meno eterea, più spessi, fatti di materia più concreta e “dura”. Il filo corrisponde all’essenza fondamentalmente “monodica” del pensiero di Part, alla sua severa, parca invenzione tematica che porta, inderogabilmente, allo sviluppo orizzontale, all’estensione ramificata dei materiali musicali. Gli altri filamenti sono invece la rappresentazione delle diverse, cangianti, ricchissime facce timbrico-sonore dell’ opere di Part, facce che letteralmente si avvolgono, si avviluppano “intorno” alle linee monodiche racchiudendole in un involucro “trasparente” senza mai nasconderle. “Fratres” è un esempio paradigmatico di questa estetica. Tecnicamente, il materiale compositivo consiste in una sequenza di accordi, a tre voci, appunto. Essi vengono presentati innanzitutto dal violino solista, sotto forma di rapidi arpeggi, in una gamma dinamica in continuo crescendo, da ppp a fff. L’ultimo leggio di violoncelli e contrabbassi emette un bicordo, pianissimo, che funge da metafora del silenzio sul quale gli eventi sonori andranno ad inscriversi. Violini e viole, a tre parti, disegnano incessantemente gli accordi a formare un corale che, dai tre accordi iniziali, si espande e contrae ritmicamente. Legnetti e grancassa scandiscono le fasi di contrazione ed espansione. Su questa rigida struttura, ieratica nella sua semplicità ed autoreferenzialità, il violino disegna arabeschi in episodi di natura emozionale sempre diversa, a costituire un dramma per giustapposizione. Non vi è sviluppo in senso romantico del termine, la musica diventa un quadro, e l’avvicendarsi degli episodi ricorda lo scorrere del nostro sguardo su un’immagine. Sin dall’inizio possiamo dire di conoscere già il brano, una sorta di sguardo d’insieme iniziale, poi comincia il pellegrinaggio sui singoli elementi, lento, senza fretta, freddo come le terre da cui proviene il compositore, ma pregno di amore fraterno, dotato di un calore che non teme di essere compreso in strutture formali o in gabbie estetiche. L’evento clou della serata sarà l’esecuzione delle “Variations in olden style” per tuba e orchestra d’archi composta da Thomas Stevens, affidate all’eccezionale suono della tuba del docente Alexandre Cerdà. Il brano, datato 1989, è nato affinché uno strumento giovane quale è la tuba potesse eseguire musica di stile barocco senza ricorrere alle abituali trascrizioni. In questa pagina potremo facilmente i modelli che hanno ispirato il lavoro quali le sonate per violino di Arcangelo Corelli e le opere per clavicembalo di Georg Friedrich Haendel. La seconda parte del programma sarà interamente dedicato alle più amate melodie della musica per film. Ad aprire sarà  “Somewhere over the Rainbow”, una canzone di Harold Arlen cantata da Judy Garland per il film “Il mago di Oz”, che presenta una spiccata somiglianza sia armonica che melodica con il celebre “Sogno di Ratcliff” di Pietro Mascagni. Si continuerà con il tema de’ “Il Postino” firmato da Luis Bacalov, con il suo incantevole solo d’oboe, per poi passare all’ammiccante rumba de’ “La vita è bella” di Nicola Piovani, e chiudere con la partitura tronfia de’ “Il Gladiatore” in cui Hans Zimmer riesce in ogni modo ad infondere nel tema romano, a mò di marcia (viole e celli), una particolare sensazione che molto si configura con la storia del declino imperiale e la “Harry Potter Suite” composta da John Williams per il film iniziale della saga del maghetto, capace di descrivere emozionalmente tutti i luoghi magici di Hogwarts.