Vai all’inferno, gran figlio di …!!!
Antonio Pirpan
Scrivere non è difficile. Basta prendere carta e penna e scrivere, così come vi capita. Scrivere è facile, il difficile è come vi capita. In questo, mi reputo fortunato. Ero andato allo sportello dell’ufficio informazioni di una stazione di autocorriere per chiedere l’orario delle corse, e l’impiegata, una ragazza graziosa e molto cortese, aveva appena cominciato a rispondere alle mie domande, quando squillò il telefono. Sentivo bene la voce che arrivava dall’altro capo del filo, stridula e sgradevole, di un interlocutore che, scrocchiando la mascella, seguitava a parlare senza riprendere fiato, e più parlava più capivo che era irragionevole nelle sue richieste, oltre che arrogante e quasi offensivo. Fui sorpreso dal modo di fare della ragazza, che non perdeva né la calma né il sorriso, rispondendo con gentilezza ogni volta che l’irruenza di quel villanzone le permetteva di interporre una parola. Era un blaterare continuo e ininterrotto, che avrebbe fatto saltare i nervi anche al placido Giobbe. Sentivo l’impulso di intervenire, di afferrare la cornetta e dirgliene quattro, con tutti i “sacramenti” del caso. Ma fui trattenuto dal fatto che l’impiegata continuava a scribacchiare su un blocco di appunti, forse per scaricare la tensione che nel frattempo si era accumulata, lanciandomi sorrisetti di scuse per il tempo che stavo perdendo nell’attesa. Pensai che, con le buone maniere, ogni cosa riesce meglio. A questo punto, allungai il collo per gettare un sguardo sul foglio e vidi che la ragazza continuava a scrivere la stessa frase. “Vai all’inferno, gran figlio di puttana”. Poi, si rivolse verso di me, con uno sguardo che sembrava dire: “Signore Iddio, dammi la pazienza … ma sbrigati”, e mi fornì l’informazione richiesta.